Spagna, la fine dell'era Luis Enrique: tra giovani lanciati, senatori bocciati e zero titoli
44 partite, il bilancio finale di Luis Enrique sulla panchina della Spagna. In due periodi distinti, intervallati da una dolorosa pausa per stare vicino alla figlia Xana. Chiude a mani vuote, due volte beffato ai calci di rigore: l'Italia agli Europei, il Marocco nel mondiale qatariota. In mezzo pure un ko nella finale di Nations League.
SEI RETI A CROAZIA E GERMANIA, UNA VITTORIA A EURO 2020 - Bel gioco, coraggio e qualche scelta impopolare nel suo percorso. Aveva raccolto nel 2018 una selezione nel pieno del caos, con Lopetegui esonerato poco prima dei Mondiali e l'interregno di Hierro finito ai rigori contro la Russia. L'inizio, promettente: vittoria a Wembley contro l'Inghilterra, sei reti alla Croazia. Entrambe gare di UEFA Nations League che però non hanno portato alla qualificazione alla final four. Le qualificazioni a Euro 2020 di fatto saltate per assistere la figlia, il ritorno e le accuse di slealtà a Roberto Moreno, suo vice che aveva guidato la Roja in sua assenza. La rottura tra i due. Si rivedranno risultati clamorosi, su tutti il 6-0 alla Germania in UEFA Nations League. poi un Europeo dove la squadra arriva fino in semifinale, ma vincendo una sola volta, 5-0 alla Slovacchia, vedendo spesso il suo tiki taka non funzionare (vedi lo 0-0 contro la Svezia). Anche con l'Italia non si va oltre l'1-1, poi ci pensa Donnarumma a sbarrare la strada degli iberici. Qualche mese dopo la rivincita sugli azzurri nella final four di Nations League e la finale persa contro la Spagna.
IL CAPOLAVORO GAVI - Il coraggio, dicevamo: quello di svecchiare la rosa, lanciare i giovani: Pedri, ma soprattutto Gavi che al momento della prima convocazione aveva a malapena raccolto 275 minuti fra i professionisti. L'ultimo Mondiale ha visto addirittura nove giocatori nati dal 2000 in poi, nessuno come la Spagna.
I CALCOLI COL GIAPPONE - E la partita col Costa Rica sembrava dargli ragione: 7-0 senza ammissioni. L'1-1 con la Germania un incidente di percorso in una gara nella quale la Spagna aveva fatto vedere la sua superiorità. L'1-2 contro il Giappone un pessimo segnale, quasi una sconfitta tattica. Che se davvero lo è stata ha portato il karma a entrare in gioco, col Marocco sulla carta più morbido della Croazia che ha rimbalzato il tiki taka e ha vinto ai rigori. Si pensava potesse essere il suo ultimo ballo sulla panchina della Roja, questo Qatar 2022. Nessuno pensava potesse finire in questo modo.
L'ANTI REAL MADRID - La stessa Federazione che lo ha difeso, con Rubiales che arrivò a dire: "Resterà con noi fin quando lo vorrà" lo ha di fatto scaricato. A Madrid è inviso fin dall'alba della sua avventura. Perché tacciato di essere filo-Barcellona, a giudicare dalle convocazioni: nessun giocatore del Real Madrid a Euro 2020, mai successo nella storia della nazionale spagnola in un grande torneo; appena due (Carvajal e Asensio) in Qatar. L'ergersi a leader assoluto, rinunciando a quelli sul campo, come Sergio Ramos, ma anche nella scelta della tenuta da gioco (bandito il blu dai pantaloncini, meglio il completo rosso) o la scelta delle dirette Twitch, anch'esse in qualche modo contestate dai detrattori. Non rimarrà disoccupato ancora per molto, questa è la sensazione: già da mesi si parla di alcuni club interessati a lui, tra cui l'Atlético Madrid per il dopo-Simeone. La sua missione con la Spagna, a conti fatti, si può però definire fallita.