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Spagna, la fine dell'era Luis Enrique: tra giovani lanciati, senatori bocciati e zero titoli

Spagna, la fine dell'era Luis Enrique: tra giovani lanciati, senatori bocciati e zero titoliTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 8 dicembre 2022, 14:12Qatar 2022
di Gaetano Mocciaro

44 partite, il bilancio finale di Luis Enrique sulla panchina della Spagna. In due periodi distinti, intervallati da una dolorosa pausa per stare vicino alla figlia Xana. Chiude a mani vuote, due volte beffato ai calci di rigore: l'Italia agli Europei, il Marocco nel mondiale qatariota. In mezzo pure un ko nella finale di Nations League.

SEI RETI A CROAZIA E GERMANIA, UNA VITTORIA A EURO 2020 - Bel gioco, coraggio e qualche scelta impopolare nel suo percorso. Aveva raccolto nel 2018 una selezione nel pieno del caos, con Lopetegui esonerato poco prima dei Mondiali e l'interregno di Hierro finito ai rigori contro la Russia. L'inizio, promettente: vittoria a Wembley contro l'Inghilterra, sei reti alla Croazia. Entrambe gare di UEFA Nations League che però non hanno portato alla qualificazione alla final four. Le qualificazioni a Euro 2020 di fatto saltate per assistere la figlia, il ritorno e le accuse di slealtà a Roberto Moreno, suo vice che aveva guidato la Roja in sua assenza. La rottura tra i due. Si rivedranno risultati clamorosi, su tutti il 6-0 alla Germania in UEFA Nations League. poi un Europeo dove la squadra arriva fino in semifinale, ma vincendo una sola volta, 5-0 alla Slovacchia, vedendo spesso il suo tiki taka non funzionare (vedi lo 0-0 contro la Svezia). Anche con l'Italia non si va oltre l'1-1, poi ci pensa Donnarumma a sbarrare la strada degli iberici. Qualche mese dopo la rivincita sugli azzurri nella final four di Nations League e la finale persa contro la Spagna.

IL CAPOLAVORO GAVI - Il coraggio, dicevamo: quello di svecchiare la rosa, lanciare i giovani: Pedri, ma soprattutto Gavi che al momento della prima convocazione aveva a malapena raccolto 275 minuti fra i professionisti. L'ultimo Mondiale ha visto addirittura nove giocatori nati dal 2000 in poi, nessuno come la Spagna.

I CALCOLI COL GIAPPONE - E la partita col Costa Rica sembrava dargli ragione: 7-0 senza ammissioni. L'1-1 con la Germania un incidente di percorso in una gara nella quale la Spagna aveva fatto vedere la sua superiorità. L'1-2 contro il Giappone un pessimo segnale, quasi una sconfitta tattica. Che se davvero lo è stata ha portato il karma a entrare in gioco, col Marocco sulla carta più morbido della Croazia che ha rimbalzato il tiki taka e ha vinto ai rigori. Si pensava potesse essere il suo ultimo ballo sulla panchina della Roja, questo Qatar 2022. Nessuno pensava potesse finire in questo modo.

L'ANTI REAL MADRID - La stessa Federazione che lo ha difeso, con Rubiales che arrivò a dire: "Resterà con noi fin quando lo vorrà" lo ha di fatto scaricato. A Madrid è inviso fin dall'alba della sua avventura. Perché tacciato di essere filo-Barcellona, a giudicare dalle convocazioni: nessun giocatore del Real Madrid a Euro 2020, mai successo nella storia della nazionale spagnola in un grande torneo; appena due (Carvajal e Asensio) in Qatar. L'ergersi a leader assoluto, rinunciando a quelli sul campo, come Sergio Ramos, ma anche nella scelta della tenuta da gioco (bandito il blu dai pantaloncini, meglio il completo rosso) o la scelta delle dirette Twitch, anch'esse in qualche modo contestate dai detrattori. Non rimarrà disoccupato ancora per molto, questa è la sensazione: già da mesi si parla di alcuni club interessati a lui, tra cui l'Atlético Madrid per il dopo-Simeone. La sua missione con la Spagna, a conti fatti, si può però definire fallita.

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