A tutto Petrachi: "Gasp a Roma lo volevo già io. Juve, chi prende le decisioni?"
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TUTTO mercato WEBA tutto Gianluca Petrachi. Il direttore sportivo, fermo dopo la risoluzione con la Salernitana, è in attesa di una chiamata per tornare in scena e nel frattempo segue con attenzione tutto il panorama italiano. Che analizza in esclusiva con Tuttomercatoweb.com, partendo dalla sua attualità dopo l'addio a Salerno: "Sto abbastanza bene, ho voluto che mi liberassero da questo contratto proprio per essere autonomo e poter ripartire. Sono carico, motivato a rientrare. Questo è il momento delle riflessioni in vista di gennaio, magari qualcuno può avere necessità: io sono qua alla finestra, qualcosa potrebbe accadere".
Il Genoa si è separato oggi da Ottolini. Da ds, perché affidarsi a uno straniero (Diego Lopez), in un momento così delicato?
"Onestamente, è un azzardo. Non lo dico perché sono patriottico, il calcio italiano è bello ma complicato. Oggi tante proprietà straniere si affidano a figure straniere anche in dirigenza, a mio avviso facendo un grande errore. Perché prima che un direttore comprenda le dinamiche del nostro campionato e la passione che c’è qua, vissuta come una religione e non un business, ci vuole tempo. Oggi si sta tralasciando l’essenza del calcio, la passione, e ci si dovrebbe affidare di più a dirigenti italiani. Un ds deve sapere di calcio ma anche insegnare a calciatori e allenatori il posto in cui si trovano, infondere certi ideali: uno che viene dal Lens non può comprendere aspetti come la passione viscerale di una tifoseria italiana. Ci metterà degli anni".
Quindi è una scelta che boccia, quella del Genoa.
"È azzardata. Poi poteva prendere Petrachi come chiunque, ma sarebbe servito un italiano. Il Genoa è un club storico, fa sempre record di abbonamenti, c’è un’anima importante. Abbiamo già visto esperienze di manager e direttori stranieri che in Italia non hanno funzionato: in un momento in cui sei ultimo in classifica e c’è una confusione che la metà basta, sarebbe servito qualcuno che arrivasse e spiegasse loro che il campionato scorso è finito da un pezzo, e che stanno ancora vivendo sugli allori della passata stagione. Invece le cose sono diverse, il Genoa ad esempio non ha rimpiazzato bene Pinamonti. Vieira non ha una squadra con le caratteristiche adatte a lui, infatti tutto il gruppo ne soffre e fa fatica".
La Juventus ha cambiato allenatore, di nuovo. Come spiega questi anni duri?
"La Juventus aveva affidato tutto a Giuntoli, ds apprezzato e che stimo, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. La scelta fatta era di un direttore diverso e un allenatore, Thiago Motta, diverso, che basava tutto su gioco e geometrie e non sulla gestione, come aveva fatto bene Allegri per tanti anni. Un cambio radicale di strategia. In Italia poi c’è poca pazienza, si vuole tutto velocemente. Da qui l’addio di Giuntoli e un sistema dirigenziale che ancora va chiarito: non si sa ad oggi chi prende le decisioni alla Juventus, se Comolli, Modesto o Chiellini. Chi lo fa il mercato? Sono situazioni che si ripercuotono sulle scelte".
Ma Tudor meritava davvero l’esonero? E Spalletti è la figura ideale in questa situazione?
"Tudor era stato messo alla porta già a fine campionato scorso, poi sono tornati indietro e lo hanno confermato. Già questo non è stato chiaro, una decisione poco lucida. Le colpe non sono tutte di Tudor, c’è anche della confusione generale. Ora arriva Spalletti che ha dimostrato di essere valido, uno che codifica tanto i giocatori e si è visto in Nazionale, dove non poteva funzionare quel metodo. Luciano è uno che sa mettere a posto le cose, ha grandissima personalità e sa quel che vuole, in un club può codificare un gioco diverso da ciò che faceva Tudor. Se non ci saranno attriti ambientali, visto che aleggia nell’aria questa rivalità già di base col Napoli visto il suo scudetto vinto laggiù, lasciandolo lavorare farà bene. L’importante è che lo lascino fare".
Accennava alla Nazionale. Che ne pensa di Gattuso?
"Lì servono giocatori bravi a gestire e assemblare il gruppo, con pochi schemi da attuare a differenza di come faceva Spalletti. Gattuso, ad esempio, in questo caso è la persona giusta al momento giusto. Un sanguigno, il classico allenatore che fa capire cosa sia il patriottismo e che ha coltivato negli anni diversi contenuti tecnici: è cresciuto tantissimo, siamo in buone mani".
A Roma invece ci sono ancora giocatori della sua gestione. Con Gasperini volano, possono durare a lungo lassù?
"Gasperini volevo portarlo a Roma già io cinque anni fa, lo può testimoniare anche lui. Lo avevo scelto perché lo ritenevo già nel 2019 un allenatore da Roma: ha portato la cultura del lavoro, a Trigoria ora si lavora come non mai. Non guarda in faccia nessuno, l’ha dimostrato anche col Parma in cui ha tolto Bailey dopo averlo messo venti minuti prima. Devi avere gli attributi per fare queste scelte, poi i risultati devono darti ragione ma sono una conseguenza, perché i giocatori capiscono qual è il trattamento per tutti. Così si cementa un gruppo, Gasperini lo sa fare benissimo e in un ambiente come Roma può fare bene. Piuttosto, gli sarebbero serviti in estate più giocatori consoni al suo calcio".
Cioè nel mercato estivo la dirigenza poteva portargli altro?
"Il fair play finanziario ha condizionato molto, anche perché Ricky Massara sa far bene il suo mestiere. Magari in estate qualcosa non è arrivato anche a seguito di questi problemi, per questo a gennaio, se riusciranno a muoversi, dovrebbero prendere qualche giocatore più simile alla caratteristiche richieste da Gasperini".
Dopo tanti anni al Torino, che idea si è fatto di questa continua contestazione a Cairo?
"Io sono arrivato che c’era già contestazione... la mia presentazione fu fatta con le bombe carta che esplosero nei pressi del posto in cui eravamo. Potete immaginare l’ambiente che ho trovato. Poi abbiamo ingranato e le contestazioni, fatte anche a Superga, sparirono via via. La gente ci è venuta dietro fino all’avvento in Europa. Poi io sono venuto via, non so da quel momento cosa sia accaduto verso il presidente ma di sicuro sono state fatte stagioni non belle. Qualcosa è stato sbagliato, il Toro ha rischiato anche di retrocedere ed è chiaro che torni il malcontento. I tifosi sono esasperati perché si è regrediti, però va detto che Cairo ha venduto ma ha anche comprato, e spendendo molto. Non ricordo di aver avuto io budget del genere, negli ultimi anni ha speso parecchio. Però gli unici giocatori venduti e che hanno fruttato diversi soldi sono figli dei mercati fatti da me, l’ultimo è stato Milinkovic-Savic ma prima di lui ce ne sono stati molti altri che ho portato io. Quindi il lavoro di semina era stato fatto bene".
Faceva riferimento alle cessioni. Avrebbe fatto altro coi giocatori più importanti?
"Vanno rimpiazzati. Vendi un portiere di livello, devi prendere un altro che ti dia solidità. Comunque, la cosa che per me contestano di più al presidente, è l’aver venduto sempre i giocatori più forti. Ogni tanto andrebbero tenuti per costruire qualcosa e raggiungere traguardi mai visti negli ultimi anni. Questo è l’aspetto che ha inasprito il rapporto, il trend andrebbe cambiato. Ad esempio, se l’Atalanta mi offre 30 milioni per Bellanova io posso tenerlo perché penso che con lui e altri tre-quattro giocatori di livello si possa fare una squadra competitiva".
Quindi non contesterebbe la squadra di Baroni.
"Diciamo che capisco cosa hanno dentro i tifosi. Anche perché hanno un’alibi, e cioè la colpa è sempre di Cairo: è un cane che si morde la coda. Quest’anno il Torino ha una buona rosa, ma Baroni è partito a quattro e poi è passato a tre quando gli erano stati presi giocatori per giocare proprio a quattro. Sono situazioni che modificano il percorso, la partenza non bella del Torino è figlia anche di qualche equivoco. Poi Baroni è stato bravo a cambiare modulo e adesso sta decollando, anche perché ha giocatori che possono fare molto meglio".
Lotta scudetto: Napoli, Inter e Milan. Come stanno le cose?
"Il campionato è molto interessante. Il Milan ha cambiato management, Tare ormai ha una mentalità consolidata e ha preso Allegri che è uno dei più bravi in quanto a gestione, sa comunicare con forza ai calciatori. Infatti il Milan ha un’identità, però è indietro all’Inter che da tre-quattro anni ha l’organico migliore in Italia. Il Napoli deve far crescere i nuovi acquisti che non stanno dando ciò che ci si aspettava, anche perché Conte impone carichi di lavoro importanti per uno straniero che arriva dall’estero. Resta il fatto che l’Inter è la più forte nella rosa, il Napoli ha un tecnico che è un valore aggiunto e se la giocherà alla grande e forse anche la Roma si inserirà in questa lotta, se si corregge bene a gennaio".



































































