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Nuovo stadio a Parma? Denari: "Sarà il primo impianto inclusivo d'Italia e d'Europa"

Nuovo stadio a Parma? Denari: "Sarà il primo impianto inclusivo d'Italia e d'Europa"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 11 giugno 2024, 11:30Serie A
di Paolo Lora Lamia

Franco Denari, capo del progetto del prossimo stadio privato d’Italia ovvero il Tardini di Parma, ha parlato ai microfoni di Tuttosport di tale progetto (per il quale manca il via libera definitivo da parte del Comune di Parma).

Che ruolo ha avuto la politica nel vostro percorso?
"Il nostro ‘viaggio’ è stato veloce e brevissimo, se si considera che in appena due anni siamo alla Conferenza decisoria. E nel mezzo c’è stato anche un cambio di Giunta. Ringrazio Pizzarotti e il sindaco attuale, Michele Guerra, che ha colto l’essenza e il valore dell’unicità di questa opera e l’ha portata avanti con lungimiranza. Il dialogo fra pubblico, privato e istituzioni, in un’epoca di deumanizzazione, è la chiave del successo. Guerra ne ha parlato in Europa e recentemente ha ricevuto i complimenti del ministro Abodi, che ci segue con la massima attenzione. Anche il presidente dell’Emilia Romagna, Bonaccini, osserva con interesse. Sarebbe un’eccellenza per la Regione avere due stadi di proprietà nel giro di pochi chilometri. Ma c’è un altro motivo di orgoglio".

Quale?
"Sarà il primo stadio inclusivo d’Italia e d’Europa. Lo abbiamo progettato affinché siano eliminate le zone ‘ghetto’. Avrà una capienza inferiore all’attuale (21mila posti), ma con sedute più larghe e spaziose per permettere alle persone autonome e, soprattutto non autonome, di potersi scegliere il posto preferito. Lo spettacolo deve essere per tutti: tifosi, famiglie, disabili, uomini, donne, bambini, turisti. Senza distinzione e preclusioni. Con l’implementazione del fotovoltaico il Tardini sarà a impatto zero e nascerà una comunità energetica per l’intera cittadinanza. Parma rappresenta un progetto sostenibile e avanguardista in un’epoca di immobilismo".

Merito della visione delle proprietà Usa?
"Juventus, Udinese e Sassuolo hanno un marchio italiano e hanno giocato d’anticipo. Significa che le risorse esistono anche qui. Il coraggio e la perseveranza degli investitori stranieri, fra cui Krause che va lodato per questo e per la sua visione, possono risvegliare le coscienze di chi oggi crede meno in questo Paese o addirittura rinunci a perseguire i propri sogni, a causa di una burocrazia complessa e articolata. I club e le amministrazioni pubbliche devono osare di più, perché è necessario rigenerare e riammodernare le infrastrutture attuali per aprire una nuova era con stadi efficienti, accoglienti e remunerativi. La nuova Legge Stadi va approcciata non come un’imposizione sulle amministrazioni, ma come uno strumento che faciliti il dialogo e lo renda produttivo".

Qual è la sua mission adesso?
"Ho completato il mio lavoro con l’iter del progetto stadio, adesso mi dedico ad aprire una connessione per le imprese italiane sul mercato Usa. Un’altra sfida molto interessante, perché tra gli obiettivi c’è anche la promozione del ‘brand Serie A’ negli States, affiancando le istituzioni politiche e i club di calcio per avere più appeal e investimenti real estate, in un mercato tutto da conquistare".

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