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Papà Cobolli: "Voleva fare il calciatore, mi chiederò sempre dove sarebbe potuto arrivare"

Papà Cobolli: "Voleva fare il calciatore, mi chiederò sempre dove sarebbe potuto arrivare"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 18:23Serie A
Pierpaolo Matrone

E se Flavio Cobolli, astro nascente della generazione d'oro del nostro tennis, avesse fatto il calciatore? Perché sì, sarebbe potuto accadere. E a rivelarlo è suo padre, Stefano Cobolli, in una bell'intervista a La Repubblica: "Al Roland Garros aveva un anno e mezzo, una racchetta in mano e la maglia della Roma. Io cercavo un posto tra i professionisti, mentre un fotografo americano immortalava il mio piccolo mentre imitava il movimento del dritto", racconta il padre.

Stefano Cobolli, a freddo, che emozioni prova?
"La testa adesso non è più fredda, anzi. Ho dormito pochissimo le ultime notti, cosa che non mi capita mai. Non ho ancora elaborato tutto. Prima che Flavio partisse per le vacanze abbiamo passato qualche ora con la famiglia e gli amici al circolo Parioli, la nostra casa. Nei prossimi giorni, forse, mi renderò conto di quello che abbiamo fatto. Della coppa che ha alzato".

Qual è il suo primo ricordo di Flavio con la racchetta?
"Già dentro casa, da piccolissimo, ancora non camminava ma gattonava con una mano e nell'altra c'era la racchetta. Ma il primo ricordo nitido è al Roland Garros, a un anno e mezzo. Io giocavo le qualificazioni. Indossava la maglia della Roma e imitava il dritto: una giornalista americana gli fece un servizio fotografico bellissimo".

Lei e Flavio siete grandi tifosi della Roma. Meglio averlo nella top 10 o avrebbe preferito vederlo in campo all'Olimpico con la maglia della Roma, magari insieme al suo amico Edoardo Bove?
"A 13 anni le avrei detto Roma, Flavio che segna un gol al derby. Allora era impensabile che diventasse tennista. Poi ha fatto la sua scelta. Resterò per sempre con una domanda senza risposta. Dove sarebbe potuto arrivare nel calcio?".

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