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"Giustizia è fatta, la ferita rimane": sfogo Gabigol per l'assoluzione sull'anti-doping

"Giustizia è fatta, la ferita rimane": sfogo Gabigol per l'assoluzione sull'anti-dopingTUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Iacobellis
ieri alle 22:56Calcio estero
di Daniele Najjar

L'ex attaccante dell'Inter oggi al Cruzeiro Gabriel Barbosa, per tutti Gabigol, ha pubblicato un testo di sfogo sui suoi canali social dopo che il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha accolto il ricorso della difesa dell'atleta contro l'Unione Federale del Brasile e l'Autorità Brasiliana per il Controllo Doping (ABCD) per la sospensione di due anni ricevuta per possibile manomissione di un test antidoping.

"Giustizia è stata fatta. Ma la ferita rimane", ha scritto su Instagram. "Ho portato il peso della colpa prima ancora di essere giudicato", si legge nel testo pubblicato dal brasiliano.

Oggi infatti è stata emessa una sentenza di definitivo annullamento del caso che lo ha coinvolto nel marzo 2024, quando era ancora al Flamengo. Inizialmente era stata prevista la sua sospensione fino ad aprile 2025, ma ad aprile 2024 la suddetta decisione era stata sospesa.

La corte, in una sentenza resa pubblica, ha affermato che " sebbene il comportamento di Gabriel Barbosa sia stato totalmente non collaborativo, non può essere considerato una 'manomissione' ai sensi del Codice mondiale antidoping e non raggiunge la soglia di un'ADRV (violazione delle norme antidoping)".

La violazione si sarebbe verificata, secondo il tribunale, se gli agenti avessero avvisato Gabigol in modo adeguato o avessero adottato un approccio più deciso, informandolo che non avrebbero tollerato ritardi nella presentazione al centro di controllo antidoping o qualsiasi tipo di comportamento ostruzionistico.

Di seguito il testo pubblicato da Gabigol:
"Giustizia è stata fatta. Ma la ferita rimane.
Sono stati due degli anni più difficili della mia vita, quando sono stato accusato ingiustamente, accusato di qualcosa che non ho mai fatto. Non è stata trovata alcuna sostanza proibita, ma volevano comunque punirmi per un presunto "atteggiamento". Ho visto la mia reputazione messa in discussione, la mia parola screditata, la mia famiglia soffrire, i miei fan divisi.
Ho portato il peso di essere considerata colpevole prima ancora di essere giudicata. Ho vissuto il dolore di vedere potenziali nuove strade chiuse e i giovani che mi ammiravano confusi su chi fossi veramente.
Oggi il TAS ha riconosciuto l'ovvio: che non c'è stata frode, che non c'è stata manomissione. Che la giustizia per amore della giustizia non è persecuzione. Spero che il mio caso serva da monito affinché un atleta, o chiunque altro, non debba mai più passare quello che ho passato io e la mia famiglia.
Lascio questo percorso a testa alta, ma con la certezza che non dimenticherò mai coloro che hanno camminato con me.
La verità prevale sempre!
Grazie famiglia".

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