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Fiorentina Femminile, Sabatino: "A 35 anni mi sento una ragazzina. Rinnovo? Ne parleremo"

Fiorentina Femminile, Sabatino: "A 35 anni mi sento una ragazzina. Rinnovo? Ne parleremo"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 29 gennaio 2021, 22:04Calcio femminile
di Tommaso Maschio

L'attaccante della Fiorentina Femminile e dell'Italia Daniela Sabatino ha parlato a Radio Toscana del suo presente in viola, con cui è andata in doppia cifra per la quindicesima volta in Serie A, e del futuro che potrebbe essere ancora con la squadra toscana. Ma anche del suo passato, del cammino fatto per diventare una calciatrice, della voglia di esserci ai prossimi Europei e di come è cambiato il calcio femminile in tutti questi anni.

Con la rete contro l’Inter, ha stabilito un altro record: doppia cifra per la 15esima volta in Serie A…
“Sono contenta, ho sempre detto che sono venuta qui a Firenze per dare il mio contributo per vincere qualcosa. Ho stabilito un nuovo record e vuol dire che gli anni passano. Spero di farne tanti altri e di vincere qualcosa a Firenze”.

Cosa ha provato a segnare proprio contro l’Inter?
“Sono milanista ma quando entro in campo penso soltanto ad aiutare la squadra a a fare del meglio. Non ho nessun rancore, penso solo alla mia squadra”.

A 35 anni, la chiamata della Fiorentina: a quando il rinnovo?
“Non mi aspettavo a 35 anni di ricevere una chiamata così importante. Ho accettato anche se a Sassuolo stavo molto bene. Non potevo rifiutare la Fiorentina, però. Rinnovo? Non so, bisogna chiedere alla società ma ci incontreremo tra un po’ per parlarne e capire. C’è la mia massima disponibilità a rimanere qui”.

Lei nasce ad Agnone, in Molise, eppure è abruzzese…
“Agnone è in Molise e io sono nata lì ma abito in un piccolo paese in provincia di Chieti e io sono abruzzese. Sono andata via a 15 anni da casa, devo tanto alla mia famiglia che mi ha sempre appoggiato e mi è stata sempre accanto per realizzare il mio sogno”.

Quando ha iniziato e che ricordi ha delle sue prime esperienze?
“Mia mamma dice che sono nata col pallone e lo preferivo a tutti gli altri giochi. Seguivo sempre mio padre e mio cugino che giovava in terza categoria e anno dopo anno mi innamoravo sempre più del calcio. E’ stata dura, a 14 anni giocavo a Campobasso e c’era un’ora di distanza tra quella città e il mio paese. Mio padre, finito di lavorare, mi portava agli allenamenti alle otto di sera e non è stato semplice. L’ha fatto con amore e con passione e perché i miei vedevano che mi rendevano felice. Per me non è stato un peso anche se all’inizio abbiamo fatto tanti sacrifici”.

Quando ha capito che passione poteva diventare professione?
“Nella Reggiana, quando l’allora allenatrice Milena Bertolini (attuale ct della Nazionale Femminile, ndr) mi ha voluto e mi ha cambiato. Mi ha fatto capire che per poter diventare una grande calciatrice bisognava fare tantissimi sacrifici. Me l’ha fatto capire col lavoro, con la passione che lei ha e io le devo tanto perché è grazie a lei se sono riuscita a togliermi tantissime soddisfazioni e sono la calciatrice che sono adesso”.

Pensa agli Europei e al Mondiale?
“Ho 35 anni ma mi sento ancora una ragazzina. Ho amore e passione per questo sport, cerco sempre di fare bene e di essere in salute. Voglio aiutare il club e la Nazionale. Il mio obiettivo è quello di far parte del gruppo azzurro e di far bene nella Fiorentina, anche perché altrimenti non vai in nazionale. L’obiettivo è quello di qualificarci agli Europei. Poi penseremo al resto e a quel che verrà”.

Ha fatto anche una parentesi in Svizzera, al Lugano. Perché?
“Giovano a Bojano, una città nel Molise, e la società non voleva svincolarmi. Allora, per poter fare questo, dovevo fare un anno all’estero e ho scelto Lugano perché era la città più vicina all’Italia”.

A Brescia tra record e vittorie: quali emozioni?
“Brescia è stata ed è casa mia. Anni indimenticabili, come il primo scudetto, un’emozione indelebile. Eravamo un gruppo molto unito non solo di compagne ma anche di amiche e anche adesso, che siamo in altri club, ci sentiamo e ci sosteniamo sempre. A Brescia devo tanto, mi ha consacrato, mi ha fatto diventare la calciatrice che sono adesso. Spero e credo di aver lasciato dei bellissimi ricordi anche a loro”.

I tifosi la chiamavano “alta tensione”, come Inzaghi: è il suo idolo?
“Si, e quando a Brescia mi hanno soprannominata così mi hanno resa felice. Mi rispecchio tanto in lui. Anno scorso ho avuto la fortuna anche di conoscerlo ed è stata una grande emozione. Quando giocava, studiavo i suoi movimenti e cercavo di replicarli in campo”.

Il suo esordio in nazionale con Morace ct: lei entra al posto di Panico. Tre generazioni di calcio femminile a confronto…
“Patrizia è stata un grande attaccante e ha realizzato tantissimi gol sia in nazionale che nel club. Quando ho esordito ricordo che si realizzava un sogno anche per me. L’obiettivo era quello di arrivare a far bene come lei in nazionale”.

Quanto è cambiato il calcio femminile da quando ha cominciato lei?
“Tanto. Quando giocavo a 14 anni facevo l’allenamento alle otto di sera e non avevamo di certo le strutture di adesso. Non avevamo neanche i massaggiatori, mancavano perfino i preparatori. Abbiamo fatto passi da gigante e speriamo che con il 2021/22 si possa arrivare al professionismo. E’ l’ultimo grande passo per poter veramente crescere e far crescere il calcio femminile in Italia”.

Alle nuove generazioni cosa invidia?
“A loro invidio l’età. Adesso hanno veramente tutto e noi invece abbiamo dovuto fare tantissimi sacrifici. Quando sono venuta a Firenze, ho detto scherzando alla magazziniera che viziava le calciatrici veramente tanto. I nostri kit di allenamento dovevi lavarteli tu. Qui invece c’è un kit per la partita, un kit per l’allenamento, tutto preparato dalla magazziniera. Per me è tutto oro e le dico: tranquilla, non ho bisogno di niente. Invidio l’età e spero che possano praticare questo sport con amore e lo vedano con passione. Alcune ragazzine fanno proprio fatica, pare che tutto sia dovuto e non giocano perché hanno l’amore per questo sport. La nuova generazione è molto viziata, pretende sempre di più e quindi far capire alcune cose, come il fatto che tutto si ottiene col sacrificio, è dura”.

Dove si immagina tra qualche anno?
“Ancora calciatrice. Faccio fatica a immaginarmi fuori dal campo. Sicuramente vorrò far parte ancora della squadra, non so in che ruolo. Non mi vedo allenatrice e non ci penso. Sono ancora calciatrice”.

Cosa rappresenta quel tatuaggio sul polso?
“Quello col cuore che bacio sempre è per una persona a me cara venuta a mancare nell’anno del primo scudetto del Brescia. Secondo me era destino perché se quell’anno ho fatto tutti quei gol vuol dire che c’è stato anche il suo zampino”.

Ha tenuto il conto delle sue reti da inizio carriera?
“Sono sincera, no. Forse non l’ho fatto finora e non lo farò per scaramanzia. Sono molto scaramantica. A fine carriera poi capirò quanti gol sarà riuscita a realizzare”.

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