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Cagliari il coraggio di cambiare

Cagliari il coraggio di cambiareTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
ieri alle 07:53Serie A
di Redazione TMW
fonte Vittorio Sanna

C’è un valore che sfugge e una ragione, poi la stessa, per la quale in Italia non si ha il coraggio di cambiare.
Si chiama “politica”, “sistema”, “rete”.
È una politica propria del calcio ed è fatta di potere e promozioni, di poltrone e elettori, di favori e interessi. È collocata in un sistema che è diventato una catena alimentare che mangia lo sport, quello vero, quello del gioco e del divertimento, dello svago e dell’etica.

Spezzare quel sistema è complicato. È una rete intrecciata, rete di metalli pesanti, ori e argenti, gestiti in simbiosi con il mercato. Quello delle “amicizie” e dei padrini che spostano allenatori, che fanno viaggiare i calciatori, sempre a quote di borsino. Gli scandali e i cori di protesta durano il tempo di una sconfitta, sono sempre durati il tempo distante dalla vittoria. Ma ora la vittoria non arriva e il clamore, lo scandalo, la protesta, non si placa, è continua. Anche questa di sistema come un’eco che si rinnova soprattutto da un mondiale all’altro. È come l’imprenditore che ignora le statistiche, che pensa che sia un momento passeggero. Il fallimento si ripete, sempre più probabile.

Nel 2006 un uomo, verticale, che si chiamava Riva, dopo lo scandalo, rifiutò di salire sullo stesso pullman degli uomini di sistema che avevano celebrato il funerale dei valori.
Rifiutò perché i principi erano più forti del suo stesso bisogno di stare in un giro virtuoso. Ha sofferto per onore, ha sentito la mancanza, l’ha patita, ma la coerenza era più forte dello spirito di sopravvivenza. Oggi c’è bisogno di non essere disposti a risalire su quel pullman. Si spera in qualche tappeto che con la vittoria possa permettere di nascondere le scorie. Ranieri, la speranza, ma non di un cambiamento, di una vittoria. Perché per cambiare ci vuole coraggio. Rischi di uscire dal giro, dal sistema, dalla rete. Devi sopravvivere con ciò che hai, lavorando, senza favori, anzi, ipotizzando anche qualche attentato.

Le scelte coraggiose che rifiutano di continuare a stare nella catena alimentare viziata da difetti e contaminazioni, da giacche tirate e aggiunte di mercato, sono quelle da sostenere. Nel suo piccolo anche il Cagliari ne sta facendo una. Non piacerà portare via un posto in serie A agli allenatori che già fanno parte della giostra. Ci sarà da cavalcare giorni difficili, serrande abbassate, dinieghi probabili. Ma siamo abituati a contendere tutto ciò che è in palio, anche quelli equestri.

Corse vere, corse sincere, di purosangue che sanno soffrire. In nome di una pulizia dello sport, della valorizzazione delle identità, di una libertà che vada aldilà delle solite abitudini, di fagotti preconfezionati, di dinamiche medioevali. Lo speriamo. Anche se sappiamo sarà difficile. Ma, se ci riuscissimo (e ci riusciremo) sarà il frutto genuino di un lavoro a chilometro zero. E non lo scarto dei grandi mercati.

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