Chivu mai banale dopo le partite: dopo gli arbitri, parla anche delle sue responsabilità
Avevano fatto rumore, in senso positivo, le parole che Cristian Chivu aveva pronunciato dopo la sconfitta col Napoli del Maradona, gara segnata dall'errore di Mariani nell'assegnazione del calcio di rigore per contatto fra Mkhitaryan e Di Lorenzo.
In un momento in cui il presidente Beppe Marotta si era esposto con toni forti, il tecnico dell'Inter aveva invece scelto di abbassare i toni: "La società ha il diritto di fare quello che pensa sia giusto, io da allenatore per coerenza con ciò che ho sempre detto non verrò mai a lamentarmi, ho una dignità e un approccio al calcio diverso rispetto a qualcun altro. Sto cercando di cambiare le cose, anche se mi sembra di lottare da solo. In Italia siamo abituati a piangere, a lamentarsi, ma non bisogna farlo, bisogna evolverci e fare le cose nel modo giusto", aveva spiegato l'allenatore romeno.
Ieri, dopo il successo sull'Inter segnato però da un atteggiamento troppo morbido contro avversari inferiori come il Kairat Almaty, Chivu si è preso le proprie responsabilità senza nascondersi: "Mi prendo la responsabilità, da allenatore magari non sono stato in grado di trasmettere la motivazione giusta e l'atteggiamento, che è fondamentale in una partita del genere. Questa però è anche l'ennesima partita giocata ogni 3 giorni, non è una scusa ma un dato di fatto. Potevamo e dovevamo fare meglio, anche se mi prendo i tre punti che sono buoni per una classifica ed in vista di un livello di avversari che si alzerà". Un'altra uscita pubblica chiara, netta. Che spiega ancora meglio sia il Chivu allenatore che il Chivu persona.











