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Lamazza: “Catania da battere. Girone C durissimo, nessuna è squadra spacciata"

Lamazza: “Catania da battere. Girone C durissimo, nessuna è squadra spacciata"TUTTO mercato WEB
Luca Bargellini
Oggi alle 20:04Serie C
Luca Bargellini
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TMW Radio / A Tutta C
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Ospite dei microfoni di TMW Radio all'interno della trasmissione 'A Tutta C', Francesco Lamazza, ex direttore sportivo di club del calibro di Messina, Sambenedettese e Cavese, ha analizzato i temi salienti del campionato di Serie C che ha appena messo in archivio la sua 17ª giornata:

Direttore, partiamo dal Girone C. Il Catania oggi guida la classifica: in estate non era considerata la favoritissima. Ti sta sorprendendo?
"No, per nulla. L’ho detto anche in altre interviste: per me il Catania era la squadra da battere sin dall’inizio. È un progetto costruito negli anni, non improvvisato. Hanno aggiunto tasselli stagione dopo stagione e oggi hanno una squadra davvero forte. Era la favorita allora e lo è anche oggi".

È un campionato molto equilibrato, con più squadre in corsa. Oltre al Catania, chi vedi competitivo fino alla fine?
"Sicuramente Cosenza e Casertana. Nessuno avrebbe puntato sul Cosenza dopo un’estate difficile seguita alla retrocessione, ma la qualità della rosa era già alta. La Casertana ha dimostrato solidità. Il Crotone ha un po’ di ritardo, ma le squadre che si giocheranno la promozione diretta saranno queste cinque. E aggiungo: senza penalizzazione ci sarebbe anche il Trapani".

Parliamo della Salernitana. Retrocessione doppia, rivoluzione tecnica, grande pressione ambientale. È in ritardo rispetto alle attese oppure no?
"La Salernitana vive una situazione particolare: la piazza è caldissima e ogni risultato che non è una vittoria aumenta la pressione. Daniele Faggiano ha lavorato molto bene perché ricostruire e restare competitivi non è semplice. Ma il calcio insegna che spendere di più non significa vincere. Tra retrocessioni e aspettative altissime, per loro è doppiamente difficile. Il Catania, invece, ha costruito stabilità nel tempo e lavora con serenità".

Passiamo al Benevento. È partito da un gruppo consolidato ma ha cambiato allenatore nonostante un risultato positivo. Come lo inquadri in questo gruppo di grandi?
"Il Benevento è la squadra più giovane tra le big: ha entusiasmo e spensieratezza. Il cambio di allenatore nelle zone alte della classifica è sempre delicato, può complicare le cose. È una squadra ancora da decifrare. La qualità c’è, il percorso è buono, ma bisognerà vedere come reagirà nel tempo. E attenzione al mercato: toccare equilibri costruiti in 14 giornate può essere rischioso".

Nel Girone C non esistono 'vittime predestinate'. È uno dei motivi per cui è così logorante?
"Assolutamente sì. Dal'Atalanta U23 in giù possono retrocedere tutte. Fino a poche settimane fa il Foggia sembrava spacciato e si è ripreso. Il Siracusa, pur partendo con un handicap, ha sempre giocato a calcio: a Caserta meritava di vincere. Il Picerno sta soffrendo nonostante le buone stagioni precedenti, la Cavese lotta in ogni gara. È un campionato incertissimo, ogni partita è una battaglia".

Proprio questo logoramento sembra influenzare anche i playoff. Sei d’accordo?
"Sì. Il Girone C è affascinante ma molto stressante. Le piazze del Sud hanno un ambiente che senti davvero: giocare a Catania, a Cava, a Caserta è come vivere una notte di Champions League. Al Nord, purtroppo, molte piazze storiche si sono perse. Questo fa sì che chi arriva ai playoff spesso è stanco, mentre in altri gironi c’è meno consumo emotivo e fisico".

Nel Girone B, invece, cosa vedi?
"Ravenna, Sambenedettese, piazze che fanno sentire il peso del pubblico. È un girone interessante, ma il livello di competitività distribuito è diverso rispetto al Girone C".

È un calcio che sta cambiando? Sempre più televisivo?
"Sì, sta diventando un calcio più televisivo. Cambiano i tempi, cambiano gli interessi, e molte piazze storiche stanno pagando questo passaggio".

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