Arsenal, Zinchenko apre all'addio: "Voglio giocare ancora e tornare a casa con il sorriso"

"Stare in panchina in Premier League con uno stipendio molto generoso è ovviamente un privilegio". Eppure Oleksandr Zinchenko non è minimamente soddisfatto della passata stagione vissuta relegato ai margini dell'Arsenal, un po' perché finito in fondo alle gerarchie di Mikel Arteta e un po' per il boom di Calafiori e di Lewis-Skelly in Premier League. Lo racconta lo stesso terzino sinistro ucraino, nella sua biografia 'Believe', anticipata da The Athletic. "Immaginate un bambino che ha dedicato tutta la sua vita a diventare bravo in qualcosa - ha proseguito -, e che a 28 anni scopre di non essere più davvero necessario, che ci sono altri in grado di sostituirlo".
Zinchenko racconta anche un episodio che lo ha profondamente segnato: "Un giorno, Vlada (mia moglie) ha portato le nostre due figlie all’Emirates Stadium per una partita. Eva, la più grande, che ha tre anni e mezzo, dice a Leia: ‘Guarda, lì c’è papà!’. Leia guarda ovunque in campo, ma non mi trova. Allora Eva mi indica col dito e dice: ‘No, non sta giocando. È in panchina’. Sentire quelle parole mi ha ferito molto. Mi sono vergognato".
Con un contratto in scadenza nel giugno 2026, Zinchenko è aperto a un trasferimento già in questa finestra di mercato estiva, con l’obiettivo di tornare in campo con continuità: "Perché voglio ancora giocare a calcio, voglio godermi il gioco e tornare a casa la sera con il sorriso", la chiosa.
