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Milan: la buona notizia su Leao. Inter: l’effetto Lautaro e le parole di Dimarco. Juve: la solita grancassa (e il lavoro di Tudor). Napoli: De Bruyne e un’immagine chiarissima. E una cosa su Pisa e Como

Milan: la buona notizia su Leao. Inter: l’effetto Lautaro e le parole di Dimarco. Juve: la solita grancassa (e il lavoro di Tudor). Napoli: De Bruyne e un’immagine chiarissima. E una cosa su Pisa e Como TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Ben ritrovati. Oggi ragioniamo per immagini. Ma prima l’imperdibile rubrica settimanale “gli arbitri continuano a non volersi bene”. Ebbene, per la rubrica “gli arbitri continuano a non volersi bene” segnaliamo due casi esemplari:
1) Il rigore non assegnato al Pisa.
2) Le tre giornate di squalifica a Jesus Rodriguez

Il rigore non assegnato al Pisa per fallo di mano limpido, evidente, esemplare e così via resta un mistero senza soluzione. Perché l’arbitro non l’ha assegnato? Perché gli amici del var non lo hanno corretto? Perché il quarto uomo non ha detto “ooohhhh svegliaaaa”? Perché sono tutti in malafede? Giammai, non diciamo boiate. Semplicemente, non sanno più che pesci pigliare. Perché quello che una settimana prima “è rigore” quella dopo “non è rigore” e la prossima tornerà ad essere “rigore”. E in tutti i casi si troverà sempre un modo per argomentare e riuscire in qualche modo ad aver ragione. E sapete perché accade tutto ciò? Perché il regolamento – soprattutto quello relativo ai falli di mano in area - continua ad essere “a interpretazione” e, quindi, sbagliato, non accettabile, ben più pendente della celebre Torre pisana.

Le tre giornate di squalifica “per comportamento violento” assegnate a Jesus Rodriguez testimoniano una volta di più che gli arbitri no, non si vogliono bene. Detto che il calcetto dato dal giocatore del Como a quello della Cremonese già di per se lascia una marea di dubbi, l’idea che arbitro e giudice sportivo decidano di definire il tutto “comportamento violento” e di conseguenza facciano scattare una pena esemplare, certifica la totale assenza di buonsenso, condizione che dovrebbe essere essenziale per gestire “la giustizia” nel calcio e, invece, manca come l’ossigeno a Katmandu.

Ora, le immagini.
1) L’immagine dei sette giocatori del Napoli che al minuto 90 di Milan-Napoli rincorrono Leao nella loro metà campo dice molte cose, ma soprattutto una: il Napoli a San Siro esce con una sconfitta ma ha acquisito una mentalità micidiale. Nessuno molla niente. La partita del Meazza – tra l’altro giocata bene – lascia a Conte zero punti, ma al netto dei tipici deliri mediatici dice una cosa chiarissima: il gruppo c’è, continua ad essere ben sintonizzato e, quindi, al netto di qualche inevitabile inciampo resta affidabile come pochi altri.

2) L’immagine di De Bruyne un filo incazzato per la sostituzione sta facendo discutere assai. Se l’altra settimana il belga era stato bravissimo nell’accettare il cambio di Manchester (casa sua), non si può dire la stessa cosa per il borbottio di Milano. Conte gli ha dato subito una mazzata virtuale, atteggiamento tipico e già visto (con Lautaro, per dire). La sensazione è che la questione sia già stata sistemata dal punto di vista dei rapporti ma sia più complicata dal punto di vista tattico. Oddio, neanche così tanto. È vero che con il roscio in campo McTominay rischia di risultare meno a suo agio, ma è altrettanto vero che tra giocatori “superiori” (lo sono), trovare il giusto incastro è solo questione di tempo.

3) L’immagine di Lautaro che segna di capoccia contro il Cagliari e ne fa due allo Slavia Praga è una sculacciata – l’ennesima – a tutti coloro che non perdono occasione per dire “è un bravo attaccante ma niente di più”. Segna tanto, segna sempre. Basta leggere i numeri (sesto tra i migliori marcatori nerazzurri di tutti i tempi e quinto nell’Argentina). E se pensate “sì ma i suoi centri non sono quasi mai decisivi” vi sbagliate di grosso: una recente ricerchina targata Sky spiega benissimo che il ragazzo porta ogni santa stagione una marea di punti (20 di media). Così è, se vi pare.

4) L’immagine di Dimarco che in conferenza bacchetta il suo ex allenatore non è il massimo della vita. E ve lo dice un grande fan dell’esterno nerazzurro, per il sottoscritto tra i più forti in assoluto nel suo ruolo alla faccia di chi gli vuole male e gli contesta “la condizione fisica”. Che un esterno nel 3-5-2 possa far fatica nei finali di partita è cosa normalissima, in più i numeri di Dimarco dicono che il ragazzo incide tanto e con rara efficacia (nessuno come lui quanto a gol + assist in serie A da quando è tornato all’Inter). E però quelle parole rivolte a Inzaghi suonano stonate, anche solo perché indirizzate al tecnico che per primo ha scelto di dargli un’occasione quando tanti (compreso il suo allenatore precedente) pensavano che non fosse all’altezza di una maglia pesante come quella dell’Inter. Si sbagliavano di grosso e questo è certamente un merito del ragazzo (non ha mai smesso di credere in se stesso) ma anche dell’allenatore che lo ha gestito in tutti questi anni.

5) L’immagine di Leao che entra nel finale di Milan-Napoli e per una volta non è “colui che deve risolvere un problema” ma, banalmente, deve solo dare il suo contributo, racconta bene quello che sta facendo Allegri. Poche settimane fa scrivevamo così: “Il Milan tornerà ad avere una dimensione quando Leao non sarà più indispensabile, ma solo un grande giocatore in mezzo a grandi giocatori”. L’attuale condizione dei rossoneri – da super Modric a super Pulisic a super Rabiot - è esattamente questa. Il Milan è ufficialmente tornato “squadra”: non è una cosa da poco.

6) L’immagine di Klopp sorridente nelle foto di “The Athletic” mette pace solo a vederla. Dice così, Jurgen: “A un certo punto ho capito che non volevo più fare l'allenatore. Non lo farò mai più? Al momento mi sembra l’opzione più probabile. Però non si sa mai: ho 58 anni. Se a 65 mi venisse voglia di riprendere tutti direbbero: "Avevi detto che non avresti mai più allenato". Ora come ora è quello che penso (…) In quasi 25 anni sono andato a due matrimoni: uno era il mio e l’altro due mesi fa. Al cinema? Quattro volte, tutte negli ultimi due mesi. Da allenatore sono stato in tantissimi Paesi del mondo ma non ho visto nulla: solo hotel, campi d’allenamento e stadi. No, non mi manca nulla della vita da allenatore”. Facile dire così quando si è milionari? Può darsi, ma il dato di fatto è che tra i suoi “simili” è forse l’unico ad aver capito che la vita non è solo pallone & riflettori.

7. L’immagine di Tudor, per qualcuno già sotto pressione… Senza un vero perché. Gli stanno addossando ogni responsabilità e non si accorgono che la Juventus è passata dai limiti di un anno fa all’unita d’intenti di questa. Ci sono delle cose da sistemare? Eccome, ma siamo pur sempre all’inizio. In più basta guardare la classifica (un punto dalla vetta) per accorgersi che certi allarmi mediatici sono esagerati, pretestuosi, figli del nostro tempo.
8. L’immagine del glorioso San Siro, destinato a lasciare spazio a un nuovo impianto. Inter e Milan avrebbero meritato uno stadio a testa come tutti i grandi club del mondo, ma grano non ce n’è ed è già un miracolo aver superato l’Everest della politica e delle rogne italiane. Milano avrà un nuovo stadio, ci vorrà del tempo ma finalmente si entra in una nuova era. Meglio tardi che mai.

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