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TMW RADIO - Juve, Roma, Superlega, Pallone d'Oro: Boniek a 360° nel Maracana Show

TMW RADIO - Juve, Roma, Superlega, Pallone d'Oro: Boniek a 360° nel Maracana Show
martedì 26 ottobre 2021, 00:34I fatti del giorno
di Ivan Cardia

Zbigniew Boniek a 360°. Ospite di Maracanà Show sulle frequenze di TMW Radio, il dirigente polacco, ex attaccante di Juventus e Roma, oggi vicepresidente della UEFA, ha affrontato tanti temi legati all'attualità calcistica. Si parte dall'ultimo turno di campionato: "Non è successo niente di eccezionale, i pareggi di Roma-Napoli e Inter-Juve erano prevedibili. La nota che risalta di più è la vittoria del Verona sulla Lazio, poi devo dire che la Fiorentina ha raccolto molto meno di quanto seminato finora. È una squadra ben messa, mi piace l'allenatore e secondo me può mirare a fare bene, però per arrivarci serve continuità".

Le piace Vlahovic?
"Molto. È un giocatore interessante, fa reparto da solo. È forte fisicamente, col sinistro, sa fare gol in tanti modi e per questo è facilitato. L'attaccante deve segnare, a Roma abbiamo un buonissimo attaccante come Abraham, però se guardi le cifre Borja Mayoral l'anno scorso giocando di meno segnava di più".

Il VAR è un argomento di attualità, dopo il contestato rigore assegnato da Mariani.
"In Polonia siamo stati tra i primi a introdurre il VAR, all'epoca eravamo noi e l'Italia. Ha cambiato la polemica, è più tecnologica. Ieri in Inter-Juventus l'arbitro è a pochi metri dall'azione, ha visto tutta la dinamica e dice di andare avanti. Poi alla fine nessuno ha protestato e hanno dato calcio di rigore, il VAR ha creato la polemica più tecnologica, ha alzato un po' il livello, però nel calcio ci sarà sempre. Si potrebbe fare un'altra cosa, ci stiamo pensando e stiamo analizzando: si potrebbe fare il lunedì un bel comunicato che riguarda l'accaduto nel weekend. Dite che la gente vuole sapere, io vivo in mezzo alla gente e penso che la gente voglia che la squadra vinca. Non le importa perché è stato cacciato Inzaghi. Ieri all'arbitro è sfuggito un piccolo tocco, ma sapete quanti interventi sfuggono? È un discorso pericoloso. L'arbitro aveva detto giochiamo, allora giochiamo".

Napoli e Milan sono le squadre migliori del campionato?
"Come punteggio e continuità sì. Però non sottovaluterei l'Inter e soprattutto la Juventus, ha un ritardo in classifica ma è una corsa di dieci chilometri e siamo al terzo. La Juve ha cambiato tanto, però ha vinto nove scudetti negli ultimi dieci anni: è sempre pericolosa. Vedo abbastanza forte anche l'Inter e sono sorpreso dal Milan: non pensavo fosse così pronto, invece sono stati bravi a inseguire i giovani. Il Napoli è Spalletti: un allenatore serio, tenace, difficile, duro, che chiede disciplina tattica ai suoi giocatori. È un atteggiamento che si vede in campo, poi siamo a fine ottobre: fino a maggio è lunga".

L'Inter passa in vantaggio e poi si fa recuperare.
"Mi piacerebbe rispondere, purtroppo non ho visto le ultime due partite dell'Inter. Però anche con Conte spesso dopo il vantaggio si chiudevano e si affidavano a Lukaku. Avevano un giocatore che faceva reparto da solo. Volete che vi dica l'anno scorso quante volte l'Inter si chiudeva e aveva un giocatore che teneva cinquanta metri di campo da solo? L'Inter di oggi è una squadra con buonissimi giocatori, passando da Conte a Inzaghi magari hanno più tranquillità perché Antonio tiene altissima la pressione. Con Inzaghi si fa una vita più tranquilla, anche se può darsi che ultimamente si stia avvicinando a quel tipo di modo di allenare".

Cosa pensa delle polemiche legate per esempio alla gara tra Lazio e Inter, il gol segnato con Dimarco per terra?
"Mi sembra che due anni fa si sia fatto uno studio sull'interruzione delle partite per questo tipo di eventi in cui qualcuno resta a terra. Nel 98 per cento dei casi, il giocatore che era per terra era pronto per entrare in campo prima che l'arbitro riprendesse il gioco. Questo non è fair play, è un'usanza del calcio di oggi a cui sono assolutamente contrario. Se un giocatore ha un crampo o ha preso una botta può tranquillamente, zoppicando, uscire fuori dal campo: non c'è bisogno di fermare il gioco. Questo è un falso fair play. In Inghilterra chi rimane per terra viene fischiato da tutti, anche dai suoi tifosi, perché non vogliono queste cose. E infatti non succedono più".

Chi ha dato la risposta migliore tra Inter e Juve?
"Nessuno. Meglio due feriti che un morto, anche se questo pareggio è forse più utile alla Juventus che all'Inter".

La sua Juve era piena di stelle, ma il più forte era Platini.
"Quando ho smesso di giocare a calcio, una mattina mi chiamò Platini. Mi chiese se avesse letto le parole di Deschamps: aveva detto che io ero il suo idolo e non lui. Diceva che era scemo. Ai nostri tempi giocava il più forte di tutti, Maradona è inavvicinabile: su 600 partite, in 500 è stato marcato a uomo. È diverso. Oggi non c'è più il fallo sistematico, allora c'era il fallo tattico: se tiri la maglia di uno lanciato a rete vieni espulso, ai nostri tempi l'arbitro ti faceva i complimenti perché non l'avevi segato".

Chi picchiava di più?
"Ce n'erano tanti, non lo so. Gentile? No, vi sbagliate: non ha mai menato nessuno. Era fastidioso, perché ti si appiccicava e non ti faceva scappare. Non ricordo un suo intervento duro. Lui tirava sempre la maglia, ma non era un picchiatore. Vierchowod era talmente dinamico che non faceva fallo: quando ti prendeva in velocità era come scontrarsi con un aereo. Ricordo una partita contro Pasquale Bruno: al primo fallo prese rosso diretto, pensate che entrata aveva fatto. Mi sono toccato il bacino per vedere se ero intero. Mi ricordo il debutto di Ferrara a Torino: marcava me, qualcun altro marcava Rossi. Ciro aveva 17-18, bello, alto, forte. Ai nostri tempi c'erano giocatori... Maiellaro non era nessuno, ma era pazzesco. C'era Cantarutti, qualsiasi difensore dopo la partita controllava se aveva tutti i denti".

Cosa pensa della Lazio di Sarri?
"Lo dico con onestà. Stimo la Lazio, però non la guardo. Per mille motivi. Rispetto la Lazio, ma è inutile che ne parli se ho visto mezza partita in tutto. Sarri è un grande allenatore, ho parlato con alcuni suoi ex giocatori, lui cura le partite con ossessione. Questo può creare dei problemi ai giocatori, però ripeto: non ne parlo oltre".

Chi deve vincere il Pallone d'Oro?
"Non so, ieri a mezzanotte sono scaduti i termini per votare. Secondo me se Jorginho avesse segnato l'ultimo rigore a Wembley l'avrebbe vinto a mani basse, invece ha fatto entrare in scena Donnarumma. Vota l'Africa, vota l'America, votano tutti: lì conoscono solo Ronaldo e Messi. Temo che Messi che ha vinto la Copa América possa vincerlo. Secondo me ci sono tre che meritano di vincerlo: Jorginho, Messi e Lewandowski. Per me il più bravo è Robert, poi l'anno scorso non si sa perché non è stato assegnato dato che si è giocato, ma lui ha vinto tutto. Penso che debba vincere un giocatore che ha vinto qualcosa di concreto con la squadra, tutti sappiamo che Messi è di un'altra categoria, però Jorginho ha vinto tutto. Io poi tifo Lewandowski, sono molto curioso".

Messi è il più forte al mondo oggi?
"Ieri ho guardato Inter-Juventus e Marsiglia-PSG. Se uno chiede a Messi quanti chilometri cammina durante una partita, non lo batte nessuno. Poi quando accelera accelera, però se fossi stato un suo compagno di squadra... Finché gioca lui, comunque, è il più talentuoso di tutti".

Cosa manca a Zielinski per diventare un campione?
"Secondo me è uno dei migliori centrocampisti al mondo, quando riceve la palla già con la finta si libera di chi lo marca. È un ragazzo molto timido ed estremamente perbene, poi lui in Polonia investe soldi per costruire case per gli orfani. Se qualcuno gli comincia a dire che può diventare tra i migliori al mondo, lui ha tutto per diventarlo".

Spalletti sa cosa deve fare.
"Ieri mi ha sorpreso, ero all'Olimpico: lui per lunghi tratti neanche la guarda. Si gira dall'altra parte, come se fosse illuminato di qualcosa. E lo fa spesso, state attenti. Ogni tanto è pensieroso come se pensasse a quel che avviene dopo".

Come va a finire la Superlega?
"Ce l'abbiamo già. Non so, è una cosa preparata male, da dilettanti, ridicola. Pensate che a Londra, a Parigi o a Milano si presentano dodici presidenti di dodici squadre, con brand, con cose chiare e dicono: signori, abbiamo deciso, dal 2024 vogliamo creare la nostra Superlega. Sarebbe già molto più interessante. Invece come hanno fatto loro, di notte, con un comunicato già venduto e preparato: è chiaro che non poteva andare avanti. Ma ripeto: ce l'abbiamo già, è la Champions League. Oggi raccoglie intorno ai 4 miliardi fra diritti tv e marketing. Sono soldi divisi su tutto il mondo del calcio, non solo a chi partecipa. Loro vorrebbero una competizione loro, dove spartirsi i soldi. Parlano di solidarietà. Ma faccio un esempio: se la Superlega fosse stata fatta vent'anni fa, magari ci sarebbero stati la Stella Rossa o il Kaiserslautern. Secondo me se nel calcio si comincia a giocare non per meriti sportivi, è una competizione che non guarderei mai".

Quanto è cambiato il calcio?
"È un altro sport. Ai miei tempi se un giornalista mi chiamava e mi chiedeva dieci domande, io dicevo di sì. Oggi i calciatori sono inavvicinabili, il calcio è cambiato: non si possono paragonare giocatori di un tempo con quelli odierni per mille motivi. Non eravamo più o meno scarsi, è cambiato tutto e basta. A me piace il calcio di oggi, sia chiaro. Non mi piace il turnover, se fossi un calciatore impazzirei".

A tal proposito, cosa pensa di quello che ha detto e fatto Mourinho?
"Non mi toccate Mourinho. Io una volta ho fatto due partite in due giorni. Ho fatto la tragica partita di Heysel e poi il giorno dopo alle due di pomeriggio, a Tirana, giocavamo la partita decisiva per i Mondiali. Ho giocato 90 minuti in una e 90 minuti nell'altra, ho fatto gol. Oggi i giocatori sono stanchi? Secondo me è stanchezza mentale. Tornando a Mourinho. È un modo di gestire lo spogliatoio, la frase che il Bodo/Glimt sono più forti di quelli della Roma non è vero. Sono più forti quelli della Roma, dopo tutti i punti di vista. Però oggi, quando hai sei punti dopo due giornate, giochi in Conference, vai lì che fa freddo e il campo è sintetico, la prendi sottogamba, rischi una figuraccia. Come tutte le società serie, la Roma ha un progetto: vuole arrivare quarta, andare in fondo in Conference e provare a vincere la Coppa Italia. Per adesso, ci sono".

Dybala è atteso alla consacrazione?
"Gli hanno potato il giardino alla grande, gli hanno tolto tutte le ombre, da Cristiano Ronaldo in giù. È un giocatore straordinario, deve giocare tutte le partite per 90 minuti. La mia sorpresa è che Chiesa dovrebbe essere il giocatore attorno a cui costruire l'undici. Però mi pare che giochi e non giochi, magari chi sta dentro sa se ci sono problematiche fisiche o altro. Ma è uno che fa la differenza".

Chi può fare il play nella Juve?
"Secondo me si può giocare anche con due mediani bassi, dipende dalla strategia del tecnico. Un buon giocatore non ha difficoltà a giocare con un altro buon giocatore, anche se sono simili. È una cosa normale, dipende dall'intelligenza calcistica".

Che valore dà a De Ligt?
"Non so, è sparito. All'Ajax era un fenomeno. Qui ogni tanto ha qualche pecca, in più non si gioca un calcio champagne. Lui è giovane, ha tanto potenziale, però deve migliorare parecchio. Lo facevo molto molto più forte. Bravo, ma lo facevo più forte".

Perché Piatek è sparito?
"Me lo chiedo anche io. Quando è andato al Milan ha avuto una flessione e questo lo ha portato ad andare in Germania, all'Hertha Berlino. Gli consigliai di rimanere in Italia, di provare a superare quella crisi. Rimanere in Italia gli serviva per crescere, invece è andato in una squadra mediocre. Ora sta tornando dall'infortunio, lui ha capacità e tornerà ai suoi livelli. Però sta affrontando un periodo difficile".

Quindi sulla Lazio nessun commento?
"Io ho rispetto per i cugini dell'altra parte, però come detto ne parlo il meno possibile, un po' perché magari creo problemi, un po' perché non vorrei fare troppi elogi".

Da Torino la saluta Marocchino.
"Chiedetegli se fa sempre la colazione che faceva ai miei tempi, un cappuccino e cinque Marlboro. Però era un grandissimo dribblatore".

Szczesny?
"Nelle ultime partite se la Juve ha fatto punti lo deve anche grazie a lui, è stato bravissimo. Ha avuto un momento di difficoltà, è vero, e una suqadra come la Juve deve avere le spalle coperte, serve attenzione. Tecnicamente, ho visto tanti allenamenti, è un portiere completo, che sa fare tutto. Deve sempre trovare la giusta concentrazione, per evitare qualche errore".

Trapattoni, Liedholm, Eriksson. Chi le ha lasciato di più?
"Trapattoni e Liedholm. Di Eriksson sono rimasto un po' deluso, non per quello che ha fatto con noi ma per quello che ha fatto dopo. Andava proponendosi alle nazionali, fino a settant'anni, poi ha fatto uscire un suo libro con tante bugie, una che mi ha dato fastidio. È stato una delusione. Trapattoni è un uomo straordinario, lo chiamo ancora. E Liedholm era fantastico: io abitavo dall'altra parte di Roma e mi chiedeva di portarlo a casa. Ogni tanto parlavamo, ogni tanto si addormentava: una persona eccezionale, pieno di battute, intelligentissimo".

In un angolo del suo cuore, un po' di Juventus c'è ancora?
"Sbagliate voi, non io. Io vivo a Roma, ma ho sempre la Juve nel cuore: tifo sempre per la Juve. Sbagliano loro, fatemi vedere le dichiarazioni che ho fatto contro la Juve. Non ne ho mai fatte. Ho detto solo che Moggi mi sorprendeva perché cercava di aiutare la squadra in maniera poco lecita. E questo mi sorprendeva. So a memoria la formazione della mia Juve, era una grande squadra".

L'Avvocato le avrebbe dato la stella?
"Me l'hanno data anche loro. Poi per placare dei banditi l'hanno tolta".

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