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Marino: "Il calcio femminile cambia con l'organizzazione"

Marino: "Il calcio femminile cambia con l'organizzazione"TUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
martedì 9 marzo 2021, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Rimasto libero dopo l’avventura al Napoli Femminile, guidato in panchina dalla Serie C alla Serie A, Giuseppe Marino è ora in attesa di ricevere una chiamata e tornare ad allenare, anche se per l’Italia deve aspettare la prossima stagione. “Potrei lavorare all’estero se mi arrivassero proposte” ha spiegato l’allenatore “Il problema è il regolamento che abbiamo in Italia, perché non puoi allenare due squadre nella stessa stagione. Secondo me se uno ha le potenzialità e le occasioni per lavorare dovrebbe poterle sfruttare: alle volte gli allenatori pagano per situazioni in cui hanno poca colpa”. A La Giovane Italia, mister Marino ha raccontato la sua visione a 360° sul movimento femminile.

Mister, da pioniere del calcio femminile, hai percepito il cambiamento che sta avvenendo nel settore in questi anni?
“È cambiato quasi tutto: ora c’è molta più organizzazione e meno improvvisazione. Prima s’improvvisava ovunque, il modello era simile per tutti. L’organizzazione e il lavoro fanno la differenza e ora, soprattutto in Serie A, si sta vedendo la differenza. Nelle categorie inferiori si nota meno, ma il cambiamento è stato radicale. Si può tranquillamente vedere dal ritmo e dal livello raggiunti oggi: molto più alto di qualche anno fa”.

Si riuscirà a raggiungere quest’organizzazione anche ai livelli inferiori?
“Io spero proprio di sì: questo non è un problema di competenze, ma di risorse. In Serie C non si trovano molte realtà legate alle società maschili e quindi per molti non c’è la possibilità di fare questo come lavoro, ma si tratta di una questione economica piuttosto che organizzativa”.

Quanto fondamentale è che il movimento maschile, con l’ingresso delle società professionistiche, aiuti quello femminile?
“Questo passaggio sarò fondamentale per far crescere il movimento e permettere alle persone che operano in questo settore di lavorarci a tempo pieno. Servono però società strutturate e che abbiano risorse, che possano permettersi un allenatore che lo fa di mestiere. Se non ci sono risorse, sei costretto a prendere qualcuno che lo faccia come secondo lavoro e non potrà mai avere la stessa attenzione di una persona che inizia a pensare alla squadra da quando si sveglia la mattina. In questo modo tanti colleghi bravi non hanno possibilità di esprimersi, perché sono costretti ad avere due lavori”.

Quali sono i tuoi pronostici per il campionato?
“La Juventus vincerà il campionato davanti al Milan, poi ci sono Sassuolo e Roma. La Juve in questo momento è troppo avanti rispetto alle altre, come dimostrato dal netto successo nello scontro diretto contro il Milan. Ci vorranno anni per raggiungere lo stesso livello delle bianconere”.

Quali programmi hai nel tuo prossimo futuro?
“Intanto tornare a lavorare quanto prima, perché non mi piace stare lontano dal campo. L’importante è che dietro ci sia un progetto tecnico, sia che alleni al femminile che al maschile; il mio desiderio sarebbe di continuare al femminile, possibilmente dimostrando qualcosa anche lontano da Napoli e vincere fuori da qui. In questo periodo cerco di studiare, di guardare più partite possibile. Con il Covid non posso muovermi, ma spero prossimamente di andare a vedere partite anche distante da qui!”.

Quanto è difficile diventare allenatore per uno come te, che ha fatto solo la gavetta iniziando da giovane e che non ha fatto il calciatore di professione?
“Troppo spesso i curriculum hanno la precedenza sulle competenze, quando riesco a dimostrare di conoscere la materia ho grande soddisfazione. Nel calcio femminile ho fatto un percorso importante, ho già vinto 3-4 campionati e ho trovato il mio modo di rapportarmi alle calciatrici, ma in passato ho dovuto combattere molti preconcetti e pregiudizi. Questo però lo uso come benzina personale: faccio leva sulle mie capacità, com’era per Arrigo Sacchi”.

In chiusura, quali sono i tuoi sogni da allenatore?
“Vorrei avere la possibilità di allenare qualche società importante al femminile, anche se in questo momento la mia ambizione prioritaria è rendere questa mia passione una professione a tempo pieno. Vorrei trovare la costanza di lavorare con continuità, darmi la tranquillità di farlo per lavoro. Io ho scelto il calcio come investimento, è un punto interrogativo costante: non devo pormi freni. Ognuno lavora e ottiene quello che merita: la mia intenzione è continuare a formarmi e a lavorare duramente, convinto che questo sia il percorso da seguire”.

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