Matthias Sammer, Campione d'Europa e Pallone d'Oro
Auguri a Matthias Sammer, ex interista che oggi compie 57 anni.
Cambiano i moduli, cambia il modo di giocare e cambiano gli interpreti: tutto è sempre in continua evoluzione, continuamente in discussione. E ad ogni evoluzione del gioco corrisponde la comparsa di un nuovo ruolo che modifica totalmente gli schemi e l’interpretazione dello stesso: è accaduto nel calcio totale con il centrocampista box-to-box (presente Johan Neeskens?), nel tiki-taka con il falso nueve (Lionel Messi ha raggiunto il suo apice in quella posizione), ed è accaduto nel catenaccio con il libero.
Non c’è dubbio sul fatto che l’ultimo grande libero del nostro tempo sia stato Matthias Sammer.
Tedesco come tedesco fu l’insuperabile interprete del ruolo: Franz Beckenbauer. Proprio come Kaiser Franz, anche Sammer iniziò la sua carriera giocando in posizione più avanzata, da centrocampista centrale davanti alla difesa. Dotato di una grande fisicità che gli permetteva di vincere anche i contrasti più duri e di recuperare molti palloni, oltre che di un piede raffinato degno dei migliori playmaker, Sammer era un giocatore di un’intelligenza straordinaria.
Sammer, il segreto. Tra la Stasi e la Dinamo Dresda
Qualcuno potrebbe facilmente parlare di raccomandazione, ma il caso non è affatto questo, visto che sin da subito Matthias dimostrò di saperci fare, e nelle prime stagioni con il club di Dresda, giocando in una posizione più avanzata da ala sinistra, si dimostrò estremamente prolifico sottoporta (realizzando più di 30 gol nelle sue prime tre annate con la Dinamo). Nelle ultime due stagioni nel club sarà quindi spostato nella posizione di centrale di centrocampo, divenendo completo in ogni aspetto del gioco, dalla fase difensiva a quella offensiva (anche nel nuovo ruolo la media gol non diminuì affatto, viste le 20 reti realizzate tra il 1988 e il 1990).
Giocare in uno dei massimi club della Germania Est, comunque, richiedeva un alto prezzo da pagare: infatti, appena maggiorenne, una volta entrato stabilmente nella rosa della squadra, il nostro fu costretto ad arruolarsi prima nella “Volkspolizei”(proprietaria del club di Dresda), e poi l’anno dopo a 19 anni nel “Wachregiment Feliks Dzierzynski”, ovvero l’ala paramilitare della Stasi, i servizi segreti della DDR. Sammer rimase dentro il corpo di polizia come agente non operativo per circa tre anni, spiegando in un’intervista del 2017 per il quotidiano tedesco “Bild” che all’epoca
“C’erano dei vincoli ai quali non potevi sottrarti. All’epoca a capo della Dinamo Dresda c’era Erich Mielke, il ministro della sicurezza nazionale, e quindi i giocatori erano affiliati ad un reggimento subordinato dallo stesso Ministero, e se volevi giocare dovevi per forza farne parte (…). In caso di rifiuto sarei stato costretto ad entrare nell’esercito, cosa che avrebbe significato la fine della mia carriera calcistica”.
Il passaggio per diventare un futuro grande libero passava insomma anche per la momentanea rinuncia alla propria libertà individuale. Superato il forzato periodo nelle forze armate dello Stato, il nostro vince il campionato tedesco-orientale con la Dinamo Dresda nella stagione 1988/1989, interrompendo una striscia di 10 successi consecutivi da parte della Dinamo Berlino (club di proprietà della Stasi), raggiungendo inoltre le semifinali di Coppa Uefa.
Nel frattempo, già nel 1991[4] fu acquistato dall'Inter per 9 miliardi di lire, ma stante il limite di 3 stranieri per squadra all'epoca vigente in Serie A, il calciatore poté approdare in nerazzurro solo nell'estate 1992. La sua esperienza a Milano si rivelò breve e non certo memorabile: nonostante emerse presto tra i migliori stranieri del campionato, Sammer pagò dissidi tattici con il tecnico Osvaldo Bagnoli (il quale mal sopportava i suoi sganciamenti offensivi), e soprattutto il mancato ambientamento extrasportivo alla realtà italiana.
Già nel gennaio 1993 spinse quindi per tornare in Germania, venendo prelevato dal Borussia Dortmund per 9,5 miliardi di lire. Militò nelle file giallonere fino al 1998, contribuendo a uno dei maggiori periodi di gloria della squadra: a Dortmund vinse infatti due campionati tedeschi nel biennio 1995-1996, mentre in campo internazionale sollevò nel 1997 la Champions League e la Coppa Intercontinentale.
Si ritirò dall'attività agonistica a causa di una grave infezione contratta in seguito a un'operazione di routine al ginocchio, e per la quale rischiò addirittura la vita.
Matthias Sammer è uno dei Palloni d’Oro più discussi della storia e anche un simbolo di mancato adattamento alla Serie A
Il Pallone d’Oro del 1996 è il tedesco Matthias Sammer: di solito France Football sceglie giocatori più spettacolari rispetto a Matthias Sammer, regista difensivo poco appariscente. Il riconoscimento come miglior giocatore del continente è però il premio per un campionato europeo vinto dalla Germania anche in virtù del suo rendimento.
Quattro club hanno potuto apprezzare la sua saggezza tattica: la Dinamo Dresda, lo Stoccarda e il Borussia Dortmund. Fallimentare invece fu l’esperienza all’Inter che durò solo la stagione 1992-1993.
Le principali soddisfazioni raccolte in carriera da Matthias Sammer sono un campionato europeo, una Champions league vinta con il Borussia Dortmund, due Supercoppe di Germania, cinque titoli nazionali, due con la Dinamo Dresda, uno con lo Stoccarda e due con il Borussia Dortmund.