Cagliari sempre più maturo, terzo miglior rendimento dell'era Giulini
Un avvincente gioco a quiz in cui nel percorso trovi sempre nuovi problemi da risolvere,che si aggiungono a quelli già programmati. La costante del Cagliari 2025/26 non sono tanto i risultati ma l’atteggiamento assunto di fronte agli ostacoli che si susseguono con una frequenza assassina. Che si perda o che si vinca, mai una lamentela su chi non c’è, anzi un’occasione per valorizzare o tenere vivo chi stava giocando meno. Si assentano nell’ordine Belotti, Luvumbo (poi tornato, non come prima), Felici, Yerry Mina (sempre acciaccato), Ze Pedro, Folorunsho ma non fa niente. Sarebbe ostile e offensivo per chi rimane citare chi non c’è.
È con questa filosofia che il Cagliari ha vinto a Torino e raccolto nel suo cammino 18 punti, lasciandone per strada per la borsa bucata. Sarebbe una squadra da record visto che, già così, è il terzo miglior rendimento della gestione Giulini. Ci sarebbe il tanto per essere soddisfatti. Dopo aver battuto il Toro lo si è, effetto del risultato. Ottenuto anche stavolta con la febbre da difesa che ha abbattuto Mina e Rodriguez e debilitato Obert. Ma il calcio, è sport da situazione, ogni volta devi cercare la soluzione migliore. Tutte le partite sono fatte da errori e buone giocate. Tutte.
A seconda di come vanno a finire gli errori e le buone giocate si determina il risultato. Più errori faccio più è probabile che perda e viceversa. Ma è solo probabilità non legge matematica. Così le partite che vinco le avrei potute perdere e quelle che ho perso o pareggiato le avrei potute viincere. Con il Torino non è stato molto diverso da alcune pareggiate in cui l’errore lo hai pagato e l’occasione non l’hai colta. Mazzitelli e Prati forse non avrebbero giocato se Deiola non avesse dovuto fare il difensore.
Sono stati loro a determinare il primo gol. Kilicsoy non sarebbe stato titolare se non ci fossero stati gli infortuni e gli acciacchi dei concorrenti. Forse. Perché tutto è frutto di valutazioni e scelte. Tutti sotto l’ombra del forse o la falce delle scelte. Ciò che non cambia è l’atteggiamento, sempre più maturo, di non rimpiangere chi è assente e valorizzare chi è presente. Di non recriminare, abbattersi e fermarsi neanche di fronte alle inenarrabili sciocchezze che succedono in campo. Una lezione di sport che varrebbe anche nel valutare le partite.
C’è chi ama pensare, quando perdi o pareggi, che gli assenti sono sempre i giocatori che ti avrebbero fatto vincere. Ma sono supposizioni, dietrologia. I punti in classifica sono arrivati attraverso i valori dello spogliatoio. Primo fra tutti, quello di affrontare le disgrazie e gli incidenti con l’idea di andare avanti, di risolvere i problemi. A Torino i tre punti sono il premio al principio che altre volte non è bastato. Un bel sano ottimismo, sposato con la responsabilità, potrebbe permettere anche un clima più sereno. Se non uguale a quello gioioso della vittoria, almeno non tossico come capita con i pari e le sconfitte. Un margine di crescita che riguarda tutti. Basta non recriminare per chi non c’è, o non c’è stato, e attrezzarsi per trovare soluzioni. Problem solving.











