Pradè e la Fiorentina si dicono addio. Dai 90 milioni spesi in estate al crollo in classifica
E' finita in mattinata l'avventura a Firenze dell'ormai ex direttore sportivo Daniele Pradè. Una decisione inevitabile, arrivata a seguito dell'ennesima notte di contestazione, che ha visto i tifosi viola tappezzare la città di striscioni (QUI la news) che ha fatto seguito ad una serie di aspre critiche iniziate dallo scorso maggio dopo le dimissioni di Raffaele Palladino (QUI la news).
A pesare nel giudizio una serie di sessioni di calciomercato giudicate dall'ambiente gigliato non in linea ai progetti ambiziosi annunciati, non da ultimo quello estivo di pochi mesi fa. Eppure sembrava aver dato nuova linfa e vigore all'avventura in Toscana del dirigente romano, che ha beneficiato di un budget faraonico di 92 milioni per rafforzare la squadra dopo il sesto posto e i 65 punti raggiunti da Palladino. Anche la scelta del tecnico, per curriculum e contratto, andava in quella direzione: Stefano Pioli, un allenatore capace di vincere uno scudetto con il Milan e 2022, e un triennale a tre milioni di euro netti per tre stagioni.
Esclusi i riscatti per Albert Gudmundsson e Nicolò Fagioli, la Fiorentina ha acquistato in estate Roberto Piccoli, Simon Sohm, Jacopo Fazzini, Tariq Lamptey, Eman Kospo, Edin Dzeko, Luca Lezzerini, Mattia Viti e Hans Nicolussi Caviglia. Tutti profili che, finora, non sono riusciti ad apportare il proprio contributo alla causa. Tanto che tra questi, il solo Nicolussi Caviglia compare nella top 11 (al decimo posto) dei calciatori viola maggiormente impiegati in Serie A. In particolare, la lente è stata posta soprattutto sull'acquisto di Roberto Piccoli, costato al club oltre 25 milioni e finora utilizzato per 278 minuti in otto partite: poco più di mezz'ora di media a gara.











