Roma, i sogni di Pisilli: "Dal parco all'Olimpico, con la stessa maglia addosso"

Il centrocampista della Roma, Nicolò Pisilli, ha rilasciato una intervista a DAZN, ripercorrendo il proprio percorso in giallorosso: "Il giorno prima dell'esordio, durante la rifinitura e il ritiro con tutta la squadra, credo che anche per qualche battuta fatta dal mister si fosse intuito qualcosa" - le sue parole riportate da Vocegiallorossa.it - ". È stata un’emozione fortissima, davvero bellissima: mettere piede all’Olimpico è stato qualcosa di stupendo. La maggior parte dei miei amici sono romanisti, quindi anche solo il fatto che stessero guardando la partita e mi abbiano scritto “non ci credo che sei entrato” è stato incredibile".
Sul primo gol, allo Sheriff Tiraspol: "È stato il mio primo gol e, soprattutto, in quella partita ho toccato i miei primi palloni allo Stadio Olimpico. Giocare davanti a tutta quella gente, ai tifosi della Roma, per me è un sogno, è sempre stato un sogno. E aver segnato un gol è stata un’emozione indescrivibile. Ogni tanto mi capitano delle immagini, ma non è che lo vado a ricercare io. La maglia di quella partita sta in camera mia, l'ho tenuta e la tengo con molta gelosia".
Sul sogno di giocare in giallorosso: "Giocare nella Roma è un sogno, perché da piccolo mettevo la maglia della Roma e giocavo nel parco vicino a casa mia. Adesso metto la maglia della Roma e gioco all’Olimpico, quindi è qualcosa che ho sempre sognato fin da bambino ed è davvero bellissimo. Poter giocare e sudare per questa maglia è veramente indescrivibile per me. Essere un esempio è qualcosa di molto bello ed è una bella responsabilità».
Su Bove, ex compagno poi andato alla Fiorentina: "È un ragazzo veramente eccezionale, penso sia la persona con cui mi sono legato di più. L’ho sempre apprezzato sia come giocatore sia come persona. Mi dava tanti consigli su come rapportarmi, su come relazionarmi con gli altri giocatori, e anche in campo mi aiutava molto. Per questo io… io gliel’ho detto anche personalmente: gli sono grato e gli sarò sempre grato. Per me è stato veramente un esempio".
Sul rapporto con Ranieri: "La sua carriera parla da sola. Come uomo, tutti sanno che grande persona è. Lo ringrazierò per sempre per tutte le occasioni che mi ha dato, per tutte le volte che mi ha messo in campo, per i consigli e per ogni momento in cui ha perso del tempo per insegnarmi qualcosa. Per me è stato davvero, davvero un onore, e lo ringrazierò per sempre».
Su Mourinho: "Non mi è capitato di sentirlo, ma anche lui è un altro allenatore che ringrazierò per sempre, ok? Hai parlato di due date, e quelle due date sono accadute entrambe con lui, quindi… per questo e per l’opportunità che mi ha dato, posso solo ringraziarlo».
Su De Rossi: "Da bambino tifavo per lui quando giocava nella Roma e lo apprezzavo tantissimo come calciatore. Ritrovarmelo poi come allenatore alla Roma è qualcosa che, se lo avessi detto al Niccolò bambino, ti avrebbe guardato incredulo e ti avrebbe risposto: “Ma che stai dicendo?”. Però è davvero lui l’allenatore che ho sentito avere più fiducia in me, quello che ha avuto il coraggio di mettermi in campo e di lanciarmi in una partita di Serie A. Da lì, poi, sono iniziate a succedermi sempre più cose. Cosa mi diceva? Ogni volta che poteva veniva a dirmi qualcosa, mi cercava, ha sempre provato a farmi capire che per lui ero forte, e questa cosa per me ha significato davvero tanto. Questa è la cosa più importante. Magari non ho una frase precisa da riportare, ma riesco a tenermela per me".
Sul sogno di vincere lo Scudetto con la Roma: "Come sogno ci può stare, però io cerco di vivere giorno per giorno, dando sempre il massimo e cercando di tirare fuori il meglio da me stesso e anche dagli altri. Quindi sì, il sogno è quello di migliorarmi sempre, diventare un giocatore migliore e raggiungere la versione migliore di me stesso".
