Il ko di De Bruyne, il 'nuovo' Napoli, il lavoro alla Lukaku: Hojlund, i tempi si fanno duri
Il Napoli si ritrova a fare i conti con un problema che, fino a poche settimane fa, sembrava lontano dai radar: la difficoltà offensiva legata all’assenza di Kevin De Bruyne e alla conseguente involuzione di Rasmus Hojlund. Il dato è chiaro e parla da solo: quattro gol in nove presenze con la maglia azzurra, tutti realizzati con il fuoriclasse belga in campo. Senza di lui, l’attaccante danese fatica a incidere, perde profondità e sembra smarrire il suo miglior calcio.
Hojlund è un centravanti che vive di campo aperto, di strappi, di verticalizzazioni improvvise. Quando De Bruyne c’è, quel filo si accende, i movimenti vengono premiati, la porta si avvicina. Senza il belga, invece, il Napoli cambia pelle e modulo: il 4-3-3 lo costringe a un lavoro diverso, più simile a quello che Conte chiedeva a Lukaku dai tempi dell'Inter fino all'ultimo, meraviglioso (per entrambi) anno dello Scudetto. Pivot spalle alla porta, appoggi, lotta fisica, sponde per gli inserimenti. E Hojlund, oggi, sembra lontano dall’essere quel tipo di attaccante.
Dal rientro post-infortunio è arrivata una serie di prestazioni insufficienti, fotografate perfettamente dal tabellino delle ultime gare: zero gol nelle ultime due partite, appena uno nelle ultime tre complessive per la squadra. Un campanello d’allarme fragoroso in una fase cruciale della stagione, in cui gli azzurri cercano identità e continuità.
Tocca a Conte trovare una soluzione, restituendo al suo centravanti spazio, coraggio e palloni utili. Perché il Napoli ha bisogno dei gol del danese per ritrovare entusiasmo e punti pesanti. E il tempo, in Champions, non aspetta.











