Pobega: "Mentirei se dicessi che non temevo di non tornare al Milan quando ero in prestito"
Tommaso Pobega, centrocampista del Milan, ha rilasciato una lunga intervista a Star Casinò Sport: "Cerco di fare il meglio possibile per onorare questa maglia".
Come ha vissuto il passaggio al Milan da bambino?
"È stata una notizia bellissima. I miei volevano tenermi un po' all'oscuro fino a cose concrete, però poi quando me lo dissero è stato un sì immediato. Mia mamma era un po' spaventata di mandarmi a Milano da Trieste, ma l'ho sempre presa come una avventura, una sfida e ho trovato un ambiente magnifico".
Trieste, per Rocco e Maldini, è una città molto rossonera...
"C'è un legame. Io giocavo insieme al fratello di Petagna e, vedendo lui, avevo questo legame tra Trieste e il Milan".
Chi era il suo idolo?
"Sono sempre stato centrocampista, correvo da tutte le parti... Come idolo avevo Schweinsteiger: ero biondissimo come lui e cercavo di immedesimarmi in lui".
Come sono stati i primi giorni al Milan?
"All'inizio avevo timore e spavento, c'era Bertuzzo come allenatore. Avevo ansia di sapere come andasse e fortunatamente è stato un bellissimo percorso".
È un esempio di come si possa giocare a calcio e studiare...
"Tanto lo devo ai miei genitori, mi hanno dato un'etica di studio forte come tassello importantissimo della crescita di una persona; è nato all'inizio un po' per non deluderli, poi. è diventata ambizione mia. Ho scelto la tesi su Fondazione Milan perché mi era piaciuto l'esame e il relatore e mi piaceva questa ottica di una società che non è solo un numero a bilancio, ma per tutto un contesto che c'è dietro; il Milan è esempio forte in questo".
Ha temuto di non tornare al Milan quando è andato in prestito?
"Mentirei se dicessi di no, ma è sempre stato un percorso e la società è stata sempre molto chiara. Volevo i trasferimenti, perché volevo crescere e migliorare. Percorso condiviso da me e dalla società".
Come è stato questo anno?
"Conoscevo l'organizzazione e tutto ciò che deve fare un giocatore per arrivare pronto a tutti gli impegni e questo l'ho ritrovato. Ho trovato un gruppo - sia staff che giocatori - di altissimo livello. L'aspettativa è alta, ci sono tutte le cose giuste per rispondere a tutte le aspettative".
Più emozionante il primo gol con la Dinamo oppure quello con la Roma?
"Secondo me quello con la Roma me lo sono goduto di più... Con la Dinamo è stato un vortice di emozioni e non ho capito niente; nelle interviste mi chiesero di descrivere l'azione del gol e non me la ricordavo. Con la Roma ero più consapevole, mi ricordo cosa ho pensato. Dopo il gol ho alzato lo sguardo, ho visto la Curva in delirio ed è stato bellissimo".
In cosa deve migliorare?
"Devo migliorare nella lucidità delle scelte, nei passaggi, evitare errori banali. Sono uno generoso, cerco di dare tutto, di aiutare i compagni".
Ha avuto tanti allenatori importanti...
"Ho avuto la fortuna di avere allenatori diversi, che mi hanno arricchito sotto tanti punti di vista. È stato questo il bello. Con Italiano, al primo anno in Serie A, ho lavorato tanto nella postura del corpo, a livello tecnico, andare a chiudere sul secondo palo, come accompagnare l'azione. Con Juric lavoro più fisico, che migliora in consapevolezza giocando sempre in uno contro uno. Pioli ha un atteggiamento diverso: lui mi sta aiutando tanto nel cercare l'aspetto da migliorare, quando migliorarli o quando lavorare più sul recupero fisico, considerando i tanti impegni".
Cosa l'ha sorpresa di questo Milan?
"È innegabile che siamo una squadra che non molla, che ha lottato, che si è unita in partite difficili spingendo verso l'obiettivo. A malincuore ci siamo dovuti fermare in semifinale di Champions, ma è stato un percorso bellissimo. Le serate a San Siro sono state emozionanti, in un clima veramente magico".
Vuole essere essere il triestino che porta la seconda stella al Milan?
"Sarebbe un sogno".