Sepe: "Da Sousa a Valentini fino alla Serie C. Vi racconto cosa è successo alla Salernitana"
Torna a parlare Luigi Sepe. Lo fa attraverso la redazione di TuttoSalernitana e per la prima volta dopo l'addio sancito nel mese di agosto. Una rescissione consensuale che ha posto fine a un rapporto non sempre idilliaco con la piazza, non sempre tenerissima nei suoi confronti. Il pipelet napoletano, che intraprenderà la carriera di allenatore, non le manda a dire e, stimolato dalle nostre domande, ha chiarito anche alcune tematiche importanti. Ecco la sintesi del suo pensiero, con alcuni retroscena destinati a far discutere.
IL RAPPORTO CON SOUSA
"Non è certo un mistero che non andassi d'accordo con lui. Avevamo litigato in modo pesante dieci anni fa a Firenze, l'ho ritrovato a Salerno e le cose non sono andate meglio. Non discuto le scelte tecniche, il mio giudizio su una persona va oltre il fatto che io possa giocare o restare in panchina. Sul piano professionale non mi esprimo, su quello umano posso dire che non c'è mai stata sintonia. Anche per questo poi decisi di fare altre scelte nei mesi successivi".
RETROSCENA VALENTINI
"Per me quella dell'anno scorso era una squadra che poteva ambire ai playoff, invece ci siamo ritrovati a retrocedere e dobbiamo stare zitti. Potremmo dire tante cose su quanto di incredibile accaduto nell'ultimo mese e mezzo, ma la realtà dice che la Salernitana è in C e la Sampdoria è in B. Stop. Avevamo delle potenzialità, poi però abbiamo avuto delle difficoltà e non siamo riusciti a venirne fuori. Ricordo che, prima della partita con la Reggiana, il direttore sportivo Valentini disse a me, Soriano e Ferrari che saremmo stati le colonne del progetto. Il venerdì prima di Pisa arrivò Christensen e fui messo sul mercato assieme a Soriano, mentre Ferrari divenne capitano. Qualcosa non tornava. Da professionista ho dato una mano a tutti fino alla fine"
DA PIAZZA DELLA CONCORDIA AL DOPPIO SALTO ALL'INDIETRO
"Non so cosa possa essere successo tra la stagione della salvezza e la retrocessione successiva. Mi sono fatto un'idea su tante cose, ma preferisco tenermela per me. Certo è che, sul piano qualitativo, era una rosa forse. Ma contano anche tanti altri fattori. Posso solo dire che, se passi dalla A alla C, è riduttivo prendersela con un paio di calciatori. Ci sono responsabilità di tutti e a tutti i livelli e la piazza non meritava di ritrovarsi in Lega Pro".
LA MANCATA ESULTANZA
"Molte volte mi dicono che sono freddo negli atteggiamenti, ma è il mio carattere. I fatti sono noti. Vinciamo la partita con la Reggiana all'ultimo secondo col rigore di Cerri, tutta la squadra va sotto la curva a festeggiare e io resto un pochino più indietro. Mi avete mai visto esultare nei tre anni a Salerno? E' questione di carattere. Però ci sono quei calciatori che fanno 200 metri di campo di corsa quando segnano e poi magari hanno il muso lungo nello spogliatoio, poi c'è chi come me sembra distaccato e invece ha una gioia enorme nel cuore. Vi pare che non potevo essere felice per un successo arrivato in un momento difficile per noi? Mi hanno scritto tante cose che mi hanno ferito, come uomo e non come calciatore. Da lì Valentini mi disse che si era creato un clima ostile nei miei confronti e che preferivano affidare le chiavi della porta a Christensen. Bravissimo ragazzo, avesse giocato sempre come contro la Cremonese sarebbe andato al Real Madrid".
SALERNITANA E FUTURO
"In estate mi sono messo a disposizione di un dirigente che stimo molto come Faggiano, poi abbiamo deciso di interrompere il rapporto lavorativo e oggi mi godo la famiglia. In futuro farò sicuramente l'allenatore, a gennaio vedrò se valutare eventuali proposte e rimettermi in gioco come calciatore. Seguo comunque la Salernitana, ci sono tanti giocatori che conosco e si sono affiati a un ds che capisce molto di calcio. Ho parlato l'altro ieri con Donnarumma, gli ho consigliato di non ascoltare giornalisti e ambiente e di concentrarsi unicamente sul suo lavoro. Sta disputando un grande girone d'andata e sono convinto che i granata siano in buone mani. Spero che una piazza del genere possa tornare a calcare palcoscenici più importanti".













