Bene l'Inter a punteggio pieno in Champions, ma i cali di tensione sono strutturali?
L'Inter ha superato il Kairat Almaty, nel match valido per la quarta giornata della League Phase della Champions League 2025-2026, con il punteggio di 2-1.
A segno Lautaro Martinez e Carlos Augusto, il cui gol nella seconda frazione del match è stato decisivo per risolvere una situazione che stava diventando "pericolosa" per i nerazzurri, in discontinuità con quanto atteso prima della gara.
Di fronte, infatti, la compagine meneghina si è trovata una rivale attenta, ordinata e soprattutto famelica, che ha dimostrato dal primo minuto di essere pronta a spendere ogni energia fisica e mentale per concludere la sfida senza avere alcun rimpianto. Il risultato è stato, nonostante quanto reciti il punteggio, pienamente in linea con tale aspettativa: il Kairat esce da San Siro meritandosi i complimenti dei suoi tifosi così come di quelli avversari, avendo dato prova del suo valore in termini tecnici e mentali.
Meno roseo, invece, è il quadro concernente la prestazione dell'Inter di Chivu, principalmente per un elemento ricorrente che rievoca le fatiche di Verona: i cali di concentrazione che vengono puntualmente mostrati dalla formazione nerazzurra, in un momento nel quale nessuno tende ad aspettarli. Esattamente come accaduto al Bentegodi, quando l'Inter è rientrata in maniera superficiale in occasione della ripartenza degli scaligeri che ha portato al gol del momentaneo 1-1 di Giovane, anche contro il Kairat si è assistito a un esempio di "black out" imprevisto e imprevedibile in casa nerazzurra.
L'episodio incriminato è quello del pareggio di Arad, maturato in uno scenario di totale superficialità e passività dei calciatori nerazzurri chiamati a difendere a partire da una situazione di calcio d'angolo. Il giocatore avversario ha approfittato, dopo un pericoloso campanile in area, dei mancati movimenti di Sommer e Dumfries per depositare in totale libertà la sfera nella porta avversaria.
Sebbene il risultato finale sorrida all'Inter, dato il mancino vincente di Carlos Augusto su sponda intelligente di Francesco Pio Esposito, la riflessione di fondo resta: questi cali di attenzione rappresentano un elemento ricorrente soltanto di questa specifica fase della stagione nerazzurra? Costituiscono, invece, un segnale di ciò a cui si assistirà nell'intero arco dell'annata?
Dalla risposta che i nerazzurri daranno a quest'interrogativo passeranno inevitabilmente i successi, o meno, della compagine di Cristian Chivu al termine della stagione. Perché un dato di realtà è tangibile: non è possibile ambire alla conquista di trofei - obiettivo che l'Inter si pone all'inizio di ogni percorso - senza superare i momenti di disattenzione e assenza di mordente che stanno attualmente caratterizzando le partite della squadra nerazzurra.
La rabbia e la frustrazione mostrate da Chivu al momento del pareggio del Kairat, così come nei minuti immediatamente successivi a quell'episodio, testimoniano la sua convinzione dell'esigenza di operare con attenzione per procedere alla svolta auspicata. Sin dal match contro la Lazio è attesa una prestazione priva di pecche sul piano della tenuta mentale della squadra, per poter dimostrare di aver appreso dalle lezioni precedenti. Le quali non hanno inciso sul bottino che la squadra si è portata a casa, bensì sulle preoccupazioni del tifo interista per il futuro.
Quel che è certo è che avere una figura come Chivu aiuta a guardare con fiducia al futuro: un tecnico che si assume la responsabilità dei cali mentali della squadra, come fatto dal rumeno nel post-partita della gara col Kairat, è da apprezzare e stimare sul piano umano e dei valori di cui è in possesso. Perché dimostrare di saper riconoscere i propri errori, anche in misura superiore a quanto effettivamente sbagliato, significa infatti essere già un passo avanti nella ricerca delle misure volte a eliminarli nella loro totalità.











