Lutto nel mondo del giornalismo sportivo, a 97 anni è morto Raffaello Paloscia
Il mondo del giornalismo sportivo piange per la scomparsa di Raffaello Paloscia, decano del giornalismo fiorentino e maestro indiscusso della cronaca sportiva, una firma storica che ha attraversato e raccontato settant’anni di storia italiana.
Aveva compiuto 97 anni lo scorso 27 settembre, due anni fa è stato insignito della "Penna d’Oro" e nel 2022 è entrato nella Hall of Fame del Museo Fiorentina come "Ambasciatore". Quella di domani, la sfida fra Fiorentina e Bologna, sarebbe stata la sua partita, visto che ha sempre avuto una grande passione per queste due squadre.
La redazione di TuttoMercatoWeb.com esprime il suo cordoglio alla famiglia di Raffaello Paloscia.
RAFFAELLO PALOSCIA, HA RACCONTATO I 2 SCUDETTI DELLA FIORENTINA, I MONDIALI, LE OLIMPIADI. UN MITO
Il cordoglio dell'USSI
L’Associazione Stampa Toscana, con il presidente Sandro Bennucci e tutti gli organismi dirigenti, e il Gruppo Toscano giornalisti sportivi USSI, con il presidente Franco Morabito e il Consiglio direttivo, piangono la scomparsa di Raffaello Paloscia, decano dei giornalisti sportivi, un mito della nostra professione e si stringono alla famiglia, alla moglie Annamaria e ai figli, Alberto e Fulvio, nostro collega di Repubblica.Raffaello se n’è andato, quasi in punta di piedi, a 97 anni, dopo una vita nella quale ha incarnato il vero modello di giornalista sportivo: stile essenziale, leggero ma incredibilmente incisivo, mai sconfinato nella polemica spicciola e inutile, risultando un vero maestro per generazioni di cronisti sportivi: ha raccontato i due scudetti della Fiorentina (1955-56 e 1968-69), i Mondiali di calcio, le Olimpiadi. Due anni fa, nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno, venne insignito della Penna d’oro dall’Associazione Stampa Toscana ed entrò come ambasciatore nella Hall of Fame delMuseo Fiorentina.Cominciò a scrivere che aveva poco più di vent’anni. Nato a Urbino il 27 settembre 1928, dopo l’esordio al Corriere dello Sport, nell’agosto del 1950, venne chiamato da Giordano Goggioli a La Nazione dove contribuì, appunto insieme a un altro fuoriclasse del giornalismo come Goggioli, a inventare quel “giornale del lunedì” che era un quotidiano sportivo all’interno della testata, dove si trovavano tutti gli avvenimenti della domenica, fino ai dilettanti di terza categoria. Poi diventò il capo di quella redazione sportiva, composta anche da Giampiero Masieri, Sandro Picchi, Carlino Mantovani, Giorgio Moretti.Raffaello ha legato indissolubilmente il suo impegno professionale alla Fiorentina: appena assunto fu incaricato di seguire il nascente squadrone di Fulvio Bernardini (del quale divenne grandissimo amico, al punto di chiamare Fulvio il suo secondo figlio) vincitore dello scudetto nella stagione 1955-56 e secondo nella Coppa dei Campioni nel 1957 (con un rigore “inventato” a Madrid, a favore del Real). Ha quindi raccontato tutte le seguenti stagioni viola e naturalmente il secondo scudetto del 1968-69. Celebrando per i lettori i campioni: da Julinho e Montuori aSarti, Albertosi e Hamrin; da Chiarugi, De Sisti e Amarildo, fino ad Antognoni, Baggio, Batistuta, Luca Toni, Mutu. Raffaello Paloscia è stato anche apprezzatissimo collaboratore di Stadio e delle pagine sportive del Corriere della Sera. Lasciata La Nazione non si accomodò in pensione ma fu, per qualche decennio, uno dei più seguiti commentatori nei talk show televisivi. Due anni fa, quando gli fu assegnata la Penna d’oro dal sindacato dei giornalisti, durante la cerimonia nel Centro tecnico di Coverciano – che aveva a lungo frequentato fin dai tempi di Luigi Ridolfi, Artemio Franchi, Fino Fini e Ferruccio Valcareggi – Raffaello Paloscia si commosse. Lo abbracciò Gianluigi Buffon che, a nome della Nazionale e della Federcalcio, gli disse: “Grazie per quello che hai fatto”. Ed è la frase che Ast e Gruppo toscano giornalisti sportivi USSI pronunciano oggi: “Grazie Raffaello, anche per quello che sei stato”.











