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L'altra faccia di Dembele: quando fece disperare Barcellona tra infortuni, play e fast food

L'altra faccia di Dembele: quando fece disperare Barcellona tra infortuni, play e fast foodTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Titone
Gaetano Mocciaro
martedì 23 settembre 2025, 15:42Calcio estero
Gaetano Mocciaro

Due anni fa finiva nel peggiore dei modi l'avvenura di Ousmane Dembélé al Barcellona. Di fatto bollato come acquisto sbagliato, nella proporzione spesa-aspettative-rendimento. E il passaggio al Paris Saint-Germain che sembrava più un passo indietro nella carriera, con i francesi che iniziavano a liberarsi delle primedonne. Impossibile anche solo immaginare che due anni dopo proprio Dembélé potesse vincere il Pallone d'Oro, per giunta finendo davanti alla nuova stella del Barcellona. Ma evidentemente la Catalogna non era il suo ambiente:

Il dopo-Neymar
In pieno panico post-cessione di Neymar, il Barcellona si è ritrovato con 220 milioni in più dati dalla cessione dell'asso brasiliano, ma con la necessità di correre immediatamente ai ripari cercando di prendere un campione che fosse anche mediatico, dopo lo smacco a livello di immagine. La prima scelta era Coutinho, arriverà 6 mesi più tardi. Ed ecco la dirigenza ripiegare sul francese che al Borussia Dortmund ha avuto un notevole impatto già al primo anno, tanto da guadagnare il premio rookie of the year. È velocissimo, calcia col destro e col sinistro con uguale precisione e disinvoltura, è giovane e pertanto si può investire su di lui: 100 milioni, più 40 di bonus, contratto quinquennale al giocatore, clausola rescissoria di 400 milioni che visto il precedente Neymar non si sa mai.

Quanti infortuni
A Dortmund aveva praticamente giocato sempre, 32 partite su 34 di Bundesliga, saltando una gara per squalifica e restando in panchina in un'altra per scelta tecnica. Al Barcellona lo scenario cambia subito: si presenta servendo un assist nel derby contro l'Espanyol e alla seconda partita si fa già male al tendine del ginocchio. Tornerà dopo 4 mesi. Sarà il primo di una lunghissima serie di infortuni, quasi fantozziana: si contano 102 partite perse, 695 giorni di stop, 15 infortuni, compreso il Covid-19. Gioca più o meno con regolarità nella seconda e quarta stagione, mentre nel 209/20 non si vede praticamente mai: 5 presenze in campionato.

Big Mac e Playstation
È stata evidenziata negli anni di Barcellona la scarsa professionalità del giocatore: junk food e videogames fino a notte fonda, con annessi ritardi agli allenamenti. Lo hanno visto spesso recarsi al McDonald's vicino al campo d'allenamento col suo vistoso Mercedes, mentre il medico sociale arrivato un giorno nella sua dimora ha trovato il caos, fra cartoni di pizza sparsi in giro e amici a dormire in pieno giorno. Il Barcellona ha provato a correre ai ripari ingaggiando per lui un cuoco. Poi un altro, poi un altro ancora. Tutti licenziati dal giocatore. "Alcuni di noi hanno detto a Ousmane che deve rendersi conto di essere un privilegiato, lo siamo tutti noi che giochiamo nel Barça. Deve concentrarsi sul calcio ed essere più responsabile in determinate cose" ha detto di lui Luis Suarez.

Lo spagnolo mai imparato
In sei anni non si è praticamente mai visto Dembélé parlare lo spagnolo, non proprio l'idioma più complicato al mondo per chi come lui è di madrelingua neolatina. Basta guardare le rare interviste che lo vedono protagonista, in cui anche nelle più recenti è l'interlocutore a dover usare il francese per poter comunicare con lui.

La telenovela rinnovo, la cessione
Il rinnovo, infine. Una telenovela durata mesi e mesi che ha portato a offerte sempre rispedite al mittente, con richieste ogni volta più esose. Persino Xavi, esasperato, arrivò di fatto a scaricarlo in conferenza stampa, segnale inequivocabile di come in casa Barcellona avessero perso la pazienza. Fino alla cessione per 50 milioni al PSG nell'estate 2023. Un affare, sulla carta. A conti fatti lo è stato, ma per i francesi.

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