Gasperini, talento e spine: il profilo che divide la Roma

Gian Piero Gasperini alla Roma: suggestione o qualcosa di più concreto? Il nome del tecnico piemontese circola insistentemente da giorni, ma tutto resta sospeso in un limbo fatto di contatti, riflessioni e, soprattutto, silenzi. Nessun annuncio, nessuna conferma. Solo voci, e una certezza: la Roma sta scegliendo con attenzione, forse anche con un filo di esitazione.
Sul piano tecnico, Gasperini rappresenterebbe un salto nel vuoto controllato: un allenatore con idee forti, identità chiara, e un metodo che ha trasformato l’Atalanta in una realtà europea. Pressing alto, marcature a uomo, linee aggressive e un sistema di gioco che richiede adesione totale. Ma proprio qui nasce il dubbio: può funzionare in una piazza come Roma? Dove il talento individuale viene spesso vissuto come una libertà creativa più che come un ingranaggio in un sistema?
Non è solo una questione tattica. C’è anche un nodo emotivo e comunicativo, che riporta a quella famosa conferenza del maggio scorso. Dopo Salernitana-Atalanta, le parole di Gasperini sul caso Ndicka (già al centro di tensioni per il rinvio di Udinese-Roma) risuonarono fredde, poco empatiche. Non passò inosservato, soprattutto a Trigoria. Da allora, un alone di diffidenza sembra accompagnare ogni discorso su di lui.
Eppure, in quel contrasto tra genio calcistico e rigidità comunicativa, forse si nasconde proprio la chiave. Roma non cerca solo un allenatore: cerca una visione, ma anche qualcuno che sappia comprenderne l’anima. Gasperini sarà davvero disposto a farlo? E, soprattutto, la Roma sarà disposta a fidarsi?
