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La vittoria col Chelsea è il testamento di Klopp: ogni fine è l’inizio di qualcos’altro

La vittoria col Chelsea è il testamento di Klopp: ogni fine è l’inizio di qualcos’altroTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 27 febbraio 2024, 08:00Serie A
di Michele Pavese

Cinque titolari nemmeno in panchina, due 2003 schierati dal primo minuto, altri quattro giocatori Under-21 entrati in corso d'opera. La vittoria del talento e del progetto sulle spese folli e talvolta superflue, l'ennesima nella carriera di Jurgen Klopp. Il tecnico tedesco vuole rendere indimenticabile la sua ultima stagione ad Anfield e ha già conquistato il primo trofeo nel modo più spettacolare possibile: la finale di Carabao Cup (la Coppa di Lega inglese), giocata domenica contro il Chelsea, è stata una gioia per gli occhi di tutti gli appassionati. Una partita dalle fortissime emozioni, tra pali, gol annullati, continui capovolgimenti di fronte; alla fine l'ha spuntata il Liverpool grazie all'uomo più rappresentativo tra quelli scesi in campo, Virgil Van Dijk. Ed è stata festa grande.

Una gioia meritata per una squadra che ha dimostrato di credere nei suoi giovani e che li ha resi protagonisti di una delle sfide più importanti. Harvey Elliott, a 20 anni, è già un veterano, Conor Bradley e Jarell Quansah lo stanno diventando: 12 presenze stagionali il primo, 20 il secondo e un rendimento straordinario. Presente e futuro, come Bobby Clark, James McConnell e Jayden Danns (oltre all'infortunato Ben Doak), le ultime perle sfornate dall'Academy che sognano di ripetere le gesta di tanti fuoriclasse che hanno segnato il passato di questo glorioso club. È stata la loro vittoria e quella di Caoimhín Kelleher, il portiere di scorta (e di Coppa) decisivo ancora una volta con tanti interventi straordinari: da cinque anni vive all'ombra di Alisson, silenziosamente, ma in estate potrebbe decidere di mettersi in proprio e lasciare la società che lo accolse nel lontano 2015. A 25 anni l'irlandese ha la maturità e l'esperienza necessarie per difendere i pali di una big e le offerte non mancano.

Come non mancano al vero artefice di questa bellissima storia, che a giugno - purtroppo - finirà: Jürgen Norbert Klopp da Stoccarda, 56 anni di cui otto e mezzo trascorsi su una delle panchine più nobili del mondo ha già deciso di prendersi un po' di riposo. Ha riportato il Liverpool sul tetto d'Europa e d'Inghilterra, ha vinto e convinto con il suo gioco d'assalto, a tratti inarrivabile. Come scrivono i quotidiani britannici, il suo ultimo trionfo è stato il testamento perfetto: una squadra costruita con "zucchero filato e studenti universitari", una macchina che ha parti intercambiabili e in cui tutti sanno cosa fare, senza paura. Dal giorno in cui ha annunciato l'addio, "gran parte dei discorsi si sono naturalmente incentrati sui ricordi e sull'eredità. Sotto le scintillanti luci di Wembley, però, è comparso un promemoria: ogni fine è l’inizio di qualcos’altro". Klopp ha riportato in vita "la fede, lo spirito, la sfida, l’identità. Questa è Liverpool". Chissà per quanto tempo riusciremo a resistere senza la sua proverbiale grinta, le sue esultanze e le sue smorfie. Chissà quanto riuscirà lui a resistere lontano dai campi di calcio.

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