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Speciale MLS - Da sunset boulevard a giovani talenti: come e quand'è cambiato il mercato USA

Speciale MLS - Da sunset boulevard a giovani talenti: come e quand'è cambiato il mercato USATUTTO mercato WEB
sabato 27 marzo 2021, 18:00Serie A
di Simone Bernabei

Bene o male addetti ai lavori e uomini mercato sono in gran parte d’accordo. Negli ultimi 5 anni in MLS c’è stato un netto e deciso cambio di filosofia per quel che riguarda il calciomercato e l’idea alla base della costruzione dei vari roster. Fin dai decenni scorsi, inutile nasconderlo, il campionato americano è sempre stato visto come il sunset boulevard per le carriere di grandi campioni, europei e non solo. Senza andare troppo indietro nel tempo, pensate ai vari Henry, Kaka, Lampard, lo stesso Andrea Pirlo o Wayne Rooney. Steve Gerrard, Bastian Schweinsteigger e David Villa. Ibrahimovic no, lui ha dimostrato di esserci ancora nonostante l’evventura losangelina. Quelli descritti sono solo alcuni esempi, ma piuttosto esemplificativi, di quella che era l’idea fino a pochi anni fa. Comprare campioni affermati, top player in Europa, ma evidentemente in là con l’età. A fine carriera o quasi. Un periodo in cui è più semplice convincere i big name, stimolati dall’esperienza di vita ancor più che da quella sportiva, da inserire nelle tre caselle dei Designated Player. In soldoni, quei giocatori che possono in qualche modo discostarsi dai parametri del salary cap e guadagnare cifre in linea con quelle europee. Magari non così alte, ma comunque importanti. Per la MLS e le sue franchigie questa strada è stata quella a lungo battuta, anche perché sembrava il modo più rapido e diretto per arrivare all’affermazione della Lega, del soccer, nel mondo. Di vivacchiare agli americani non è mai interessato, per questo prendere i Pirlo, i Rooney, i Kaka, sembrava il modo giusto per arrivare al top. Per una straordinaria presenza di variabili e fattori la MLS non è ancora arrivata dove pensava, ma la strada adesso sembra quella giusta.

Dai grandi vecchi ai nuovi giovani - Come detto circa 5 anni fa la svolta. I centri di formazione affiliati alle franchigie hanno iniziato a dare i propri frutti. Hanno dapprima coinvolto giovani e generazioni, poi formato atleti con importanti nozioni tattiche. Il risultato? Una miriade di footballer sparsi qua e là per gli States che stanno dando nuova linfa al calcio americano. Quello raccontato è però solo una parte del fenomeno di cambiamento: proprio l’arrivo di questi giovani rampanti dalle varie academy ha tolto il tappo. Parallelamente infatti le franchigie hanno capito che quella del talento giovane, da sviluppare, era la strada giusta. E così si è scelto di dare una virata, col sostegno della MLS ovviamente che dall’alto supervisiona e muove i fili. Risultato? Oggi l’età media del campionato che sta per cominciare è di poco superiore ai 25 anni. Molto meno rispetto all’Italia, per esempio, ma pure all’Inghilterra (oggi modello di riferimento per i tifosi USA).

Perché si è arrivati alla svolta giovane? Il motivo è piuttosto semplice. D’accordo la questione marketing e immagine, ma la volontà è quella di far crescere il campionato. E possibilmente eliminare i maxicontratti fatti alle grandi stelle. Anche perché la stessa MLS ha spinto per diventare una selling league, una lega che compra a poco e vende a tanto e non viceversa. Se prima il Kaka di turno era ricercato da tutti, oggi nessuna franchigia andrà mai alla ricerca di un ultratrentenne a fine corsa. Il target? Giovanissimi o comunque Under 30. Se c’è la possibilità di prendere un talento di 18-19-20 meglio, insomma. Fino ai 25 no problem. Oltre occorre pensare, fare dei ragionamenti. Sopra i 30, se non ti chiami Ibrahimovic, è difficile che tu possa sbarcare oggi in MLS. Comprare a poco, vendere a tanto. Questa è la nuova frontiera.

A quali mercati guarda la MLS?
L’esempio di Miguel Almiron ha fatto scuola: acquistato da Atlanta dal Lanus per poco meno di 5 milioni di euro quando era 22enne, l’argentino è stato rivenduto al Newcastle per poco meno di 30 milioni di euro. La cessione e più in generale l’operazione più costosa della storia della Lega. Da lì si è ripartiti. E il mercato sudamericano è senza dubbio alcuno quello più battuto. Argentina, Brasile, Cile, Messico… Alcuni esempi? Cincinnati ha preso il brasiliano Brenner dal San Paolo, pagandolo oltre 10 milioni ma con prospettive di vendita incredibili in futuro. La stessa Atlanta ci ha preso gusto: Ezequiel Barco e Santiago Sosa, arrivati da Independiente e River Plate, sono destinati a diventare giocatori importanti anche in Europa. Altri nomi? Deiber Caicedo (Colombia) e Caio Alexandre (Brasile) a Vancouver, gli ecuadoregni Alexander Alvarado a Orlando e Jhon Espinoza a Chicago o il paraguayano Erik Lopez, anche qua ad Atlanta.

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