29 maggio 1985, trentanove morti all'Heysel. 40 anni da Juventus-Liverpool

Il 29 maggio del 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, è in programma Juventus-Liverpool. La finale di Coppa dei Campioni. Quel giorno non verrà ricordato per il rigore di Le Roy Michel Platini, invece per quello che contorna la gara. Perché gli scontri fra le tifoserie producono trentanove morti: trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese muoiono in seguito ai tafferugli, mentre in seicento sono feriti.

L'Heysel era uno stadio vecchio, che ha ospitato finali nel 1958, nel 1966 e nel 1975, mentre agli Europei del 1972 c'era stata una ristrutturazione che non aveva previsto vie di fuga. I muri sono fatiscenti, i calcinacci cadono. I biglietti per l'evento sono sessantamila, mentre la richiesta è molto maggiore. Tanti italiani, con la UEFA che destina il settore Z a coloro che non appartengono ai gruppi organizzati: la scelta è contestata dai club ma chi decide non sente ragione, seppur in tempo di ultrà sia davvero una mossa sbagliata.

Così entrano in diversi senza biglietto, alcuni tifosi del Chelsea infiltrati. Alle 19.20 si scatena l'inferno, la rete che divide i tifosi inglesi è inadeguata, dall'altra parte del settore Z - dove ci sono i neutrali - c'è il muro. È una trappola per topi, con le cariche degli ultras del Liverpool che vogliono prendersi la curva, mentre i poliziotti cercano di fare da cordone di separazione. Impossibile uscire dall'alto, entrare in campo non è previsto. Così tutti si schiacciano verso la file del settore Z, con qualcuno che salta giù. Il muretto non regge più e crolla. In molti restano schiacciati e alcuni muoiono calpestati da altri tifosi. Il battaglione della polizia arrivò oltre mezz'ora dopo, a disastro compiuto.