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Non solo Coppa d'Africa. Sudan, l'orrore della guerra civile: "Amici morti, gente senza cibo"

Non solo Coppa d'Africa. Sudan, l'orrore della guerra civile: "Amici morti, gente senza cibo"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Yvonne Alessandro
ieri alle 23:41Calcio estero
Yvonne Alessandro

"Non gli hanno nemmeno dato una possibilità. Gli hanno sparato più di 20 o 25 volte. Uno dei nostri amici d’infanzia era con loro, ma non poteva dire nulla. Così ha semplicemente visto il nostro amico morire davanti ai suoi occhi, ed è finita così". Comincia così il racconto tragico di John Mano, attaccante del Sudan, a proposito della morte del suo migliore amico Medo: lui e oltre 150mila persone spazzate via dalla guerra civile del Paese, iniziata nell’aprile 2023.

Mano, che aveva debuttato con la nazionale solo pochi mesi prima dello scoppio del conflitto, racconta che il suo amico si era recato nella città di Wadi Halfa, vicino al confine con l’Egitto, per sistemare i documenti necessari a lasciare il Paese. "Penso che avesse dimenticato alcuni certificati", il ricordo del 24enne a BBC Sport Africa, parlando dall’hotel della squadra nel corso della Coppa d’Africa 2025. "Era molto importante per la famiglia e doveva tornare indietro. È andato a casa sua e ha preso tutto. Lo hanno catturato. Gli hanno detto: 'Stai lavorando con l’esercito?'. Lui voleva solo spiegare. Ma hanno iniziato a sparargli",

La lotta di potere tra l’esercito sudanese e il gruppo paramilitare delle Rapid Support Force (RSF) ha anche costretto più di 12 milioni di persone a fuggire dalle proprie case, con una carestia diffusa e segnalazioni di genocidio nella regione occidentale del Darfur. In questo senso, logicamente, il calcio è passato in secondo piano, tra stadi distrutti e campionato sospeso. "Non abbiamo un campionato, non abbiamo niente, ma non possiamo lamentarci perché la gente nel mio Paese non può mangiare, non ha cibo", spiega Mano.

Eppure il Sudan è ampiamente in corsa per staccare il pass degli ottavi della CAN, ma il CT Kwesi Appiah ha dovuto convincere i giocatori a giocare senza garanzie di pagamento, spesso dovendo confortarli per le perdite di alcuni familiari: "Cerchiamo di far capire ai giocatori che, anche se se ne sono andati, vi stanno guardando e vedono ciò che potete fare ora per la Nazione", la dichiarazione del 65enne, in carica dal 2023. "Devo magari concedere al giocatore due o tre giorni di pausa, per assicurarmi che tornino in sé".

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