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Bayern-Tuchel, le ragioni di un addio annunciato: spogliatoio diviso e dirigenza a fine ciclo

Bayern-Tuchel, le ragioni di un addio annunciato: spogliatoio diviso e dirigenza a fine cicloTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 21 febbraio 2024, 13:42Calcio estero
di Michele Pavese

Il Bayern Monaco si prepara a una nuova rivoluzione e ha già annunciato la separazione da Thomas Tuchel, che a fine stagione lascerà la guida della squadra tedesca. Un cambiamento, l'ennesimo negli ultimi otto anni, quasi inevitabile visti i risultati deludenti e i rapporti non proprio ottimali con gran parte dei senatori. Il Bayern è secondo in Bundesliga, a otto punti dal Bayer Leverkusen, e ancora in corsa in Champions League, anche se ci sarà da ribaltare la sconfitta per 1-0 maturata all'Olimpico contro la Lazio. Come se non bastasse, sono già sfumati due obiettivi: la Supercoppa di Germania, persa contro il Lipsia, e la DFB-Pokal, dove è arrivata una clamorosa eliminazione contro il modesto Saarbrücken.

Le ragioni di un addio
Tuchel era stato nominato sulla panchina del Bayern nel marzo 2023 per sostituire Julian Nagelsmann, silurato a sorpresa nonostante fosse ancora in corsa su tutti i fronti. L'ex tecnico del Chelsea ha vinto la scorsa Bundesliga più per demeriti del Borussia Dortmund e non ha mai convinto pienamente, dividendo da subito la tifoseria e, mese dopo mese, anche lo spogliatoio. Secondo la Bild, ci sarebbero due schieramenti: da un lato i giocatori che sostengono Tuchel (Harry Kane, Manuel Neuer, Eric Dier, Leroy Sane, Jamal Musiala e Raphael Guerreiro) e dall'altro il clan degli anti-Tuchel, formato da Joshua Kimmich, Thomas Müller, Serge Gnabry, Leon Goretzka e Matthijs De ligt. La situazione sarebbe precipitata a inizio stagione, quando l'allenatore ha cercato fortemente un rinforzo a centrocampo: una richiesta che avrebbe sconvolto la dirigenza e la rosa, in particolare Kimmich, che avrebbe dovuto cambiare ruolo. A questo si aggiunge il rapporto con la stampa che non è mai stato idilliaco, complice anche un carattere "difficile".

Secondo la stampa tedesca, la crisi del Bayern sarebbe però da imputare anche alla dirigenza, che non ha saputo dare stabilità e sembra essere arrivata alla fine di un ciclo. Vincente (11 campionati consecutivi e due Champions League conquistate) ma anche caratterizzato da profonde divisioni, come dimostra il licenziamento di due leggende come Oliver Kahn e Hasan Salihamidzic, comunicato nel giorno della conquista dell'ultimo Meisterschale. "Il Bayern non è mai stato un club innovativo: si adatta alla concorrenza, a leggi finanziarie specifiche ma non ha mai rivoluzionato il calcio. Possiamo anche dire che questa è la crisi di quei pochi che hanno la pancia piena di titoli".

Gestione di risorse e trasferimenti che sollevano interrogativi
Poi c'è il mercato e alcune scelte incomprensibili. Prendiamo il caso di Lucas Hernandez, che era costato 80 milioni di euro nel 2019 e percepiva uno stipendio da capogiro; gli altri giocatori, da Alaba a Lewandowski fino a Pavard, hanno chiesto un adeguamento che non è stato concesso ed è per questo che hanno preso altre strade, lasciando "buchi" nel reparto arretrato e la sensazione che molte scelte non siano più frutto di attente analisi di mercato, come accadeva in passato.

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